18 May 2024

Gli ex dipendenti Valtur non si arrendono: «Il governo ci deve ascoltare»

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Francesco Cante

Rocco Balgo

Una carriera in azienda, una grande fidelizzazione al marchio e la difficoltà di ricollocarsi nel mondo del lavoro, che è trasversale sia all’età sia alla posizione ricoperta: gli ex dipendenti Valtur tornano a far parlare di sè e chiedono nuovamente un confronto per trovare ascolto in sede governativa. Dopo l’acquisizione da parte del gruppo Nicolaus dello storico marchio, l’odissea degli ex dipendenti non conosce fine. Malgrado gli appelli dei sindacati e le mobilitazioni popolari, «La vicenda Valtur  non ha tuttora trovato ascolto in sede governativa – ha commentato Luca De Zolt, funzionario di Filcams Cgil che ha seguito fin dall’inizio la questione  -. Si tratta di un capitolo sfortunato, in quanto la crisi si è manifestata durante il cambio di governo. Malgrado le ripetute richieste di convocazione di un tavolo al ministero del lavoro e dello sviluppo economico, non abbiamo avuto finora alcuna risposta da parte del ministro Di Maio. Si parla di almeno cento dipendenti rimasti senza un posto di lavoro, contando solo quelli diretti. Ma le ricadute in termini di indotto turistico sono ben maggiori, con alcuni villaggi che rimangono chiusi in località che vivevano proprio delle economie create dalla struttura. Un grande danno per l’Italia intera. Fa specie anche il diverso trattamento ricevuto da altre realtà del mondo industriale italiano: basti pensare a Pernigotti, azienda per la quale il ministero ha attivato un tavolo di confronto fra le parti spiegando come i lavoratori “non potessero essere separati dal marchio”».  Dal canto loro, gli ex dipendenti non hanno perso tempo: «Invio cv, faccio colloqui e nel frattempo frequento corsi per migliorare le mie competenze – commenta Francesco Cante, key account manager Mice, in Valtur da 12 anni -. Ad oggi più nessuna notizia, il ministero del lavoro e dello sviluppo economico avrebbe dovuto fare la sua parte prima che avvenisse il licenziamento, ancora oggi ci chiediamo come mai alla luce delle operazioni intercorse con Cassa Depositi e Prestiti (che dovrebbe aiutare lo sviluppo delle imprese e il relativo lavoro), sia stato possibile che lo “Stato” non sia riuscito ad evitare il crack aziendale, lasciando così che un’azienda fondata nel 1964 simbolo del “made in Italy”, capace di valorizzare nel mondo pezzi del nostro Paese, sia finita in un buco nero” ed abbia permesso la cessazione dell’attività e dei suoi villaggi in pochi mesi. Noi ex lavoratori di Valtur abbiamo mandato due appelli (nei mesi di giugno e settembre) al ministro Di Maio ma siamo ancora in attesa di risposte ed ormai è tardi… Malgrado tutto questo, essendo un ottimista confido nel futuro anche se sto provando sulla mia pelle, nonostante sia under 40 e con una discreta professionalità, che il reinserimento nel mondo del lavoro, in particolare nel settore turismo (per determinate mansioni), non è facile». Dello stesso tenore il parere di Massimo Galati, addetto booking/clienti diretti, in Valtur da 36 anni: «Poiché non c’è risoluzione almeno ci aspettavamo un intervento del Mise, anche una cassa integrazione come hanno fatto con le ultime crisi aziendali, ma siamo stati ignorati e sviliti senza alcuna risposta dal nuovo governo, invisibili. Il più bel ricordo in Valtur? I colleghi e l’armonia che condividevamo. Un bel flash nel 1990, quando in qualità di responsabile delle escursioni nel villaggio Valtur di Agadir in Marocco mi comunicarono che sarei diventato responsabile escursioni, movimento passeggeri e tour presso la sede di Roma; una grande emozione». E ancora, Rocco Balgo, operations e budget controller, in Valtur da 35 anni: «Adesso che le luci si sono spente sul “caso” Valtur non mi aspetto più niente dal governo, bisognava bloccare in tempo la vendita del solo marchio con il conseguente licenziamento di tutto il personale. Le speranze e aspettative per il futuro non sono rosee, inviati diversi cv senza ricevere neanche una risposta, sto studiando per capire come avviare un’attività autonoma».

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