18 maggio 2021 10:30
«Non sarebbe ora di chiudere questa commedia a spese di chi paga le tasse in Italia, chiudendo definitivamente il carrozzone Alitalia, e lasciando spazio a chi il mestiere lo sa fare?». Questo è l’incipit di uno dei tanti commenti che hanno corredato il mio articolo sulla vergogna da parte della Ue di concedere solo 12,8 milioni ad Alitalia. La posizione del lettore è interessante, per questo ho voluto estrapolare l’incipit e commentarlo (il resto del commento virava su esperienze personali, e quindi aveva, almeno per il dibattito che stiamo facendo, minore interesse).
Il lettore scrive: «Non sarebbe ora di chiudere questa commedia a spese di chi paga le tasse in Italia, chiudendo definitivamente il carrozzone Alitalia». Innanzitutto tutto quello che è capitato alla nostra compagnia non è affatto una commedia, semmai è una tragedia. Una tragedia che ha responsabili con nomi e cognomi, basta andare a leggere. Tranne pochissimi, che hanno lavorato nell’interesse del vettore, quasi tutti hanno sbagliato strategie di approccio, piani industriali e visione. Con i risultati che abbiamo sotto gli occhi.
Capitolo tasse. Sono un po’ stanco di sentire dire che Alitalia è finanziata dalle nostre tasse. E’ una posizione retorica. Anche Ferrovie dello Stato è stata finanziata dalle nostre tasse, ma è bastato un management di grande livello per farla diventare una delle aziende più profittevoli del nostro Paese. E vorrei ricordare che Fs è un’azienda pubblica. Anche questo è un punto da smentire: le aziende pubbliche se governate bene fanno grandi risultati.
Ma vediamo quando è stato speso da Alitalia negli ultimi dieci anni. La cifra approssimativa è di 9 miliardi di euro. Nove miliardi di euro in dieci anni. Che strano: Air France ha preso 14 miliardi di euro dallo stato francese in meno di un anno e Lufthansa 9 miliardi nello stesso tempo. Anche quelli sono soldi delle tasse dei cittadini. Avete sentito qualche francese o qualche tedesco che si lamenta come noi italiani? No. Perché sia francesi che tedeschi capiscono che l’aviazione ha un ruolo strategico nella ricchezza di un Paese.
La verità è che in Europa si sta lavorando secondo la pratica dei due pesi e due misure. Alitalia che è stata “cattiva” deve essere punita, Air France, Lufthansa, Iberia e altre, che sono state “buone” devono essere premiate.
Ebbene a me questi discorsi di buoni e cattivi non piacevano neanche ai tempi della scuola, figuriamoci oggi. Alitalia-Ita deve poter attingere ad un capitale di avvio e con un management di tutto rispetto potrà iniziare a lavorare in modo da smentire tutti gli scettici. Il governo deve contrattare duramente con la Commissione europea, altrimenti il destino è segnato: Alitalia diventerà una succursale di Air France o di Lufthansa. E a me questa ipotesi non piace per niente.
Giuseppe Aloe
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[post_content] => La DMO Green Weekend lancia una open call per per candidare l’Italia leader mondiale nel settore del wedding e stimolare le istituzioni, in particolare i ministeri degli esteri, del turismo e le amministrazioni regionali, ad inserire il wedding in tutte le manifestazioni promozionali istituzionali con specifiche proposte pubblicitarie.
Il lancio della raccolta firme avrà luogo domani a Roma presso la Sala David Sassoli di Palazzo Valentini alle ore 10.00. L’iniziativa è finanziata dalla Regione Lazio.
Nell’organizzazione del matrimonio concorrono tutti gli ingredienti principali del Made in Italy – dagli abiti ai prodotti enogastronomici, alle straordinarie location presenti in tutto il territorio e non solo nelle grandi città. Per questo motivo, secondo la Destination Management Organization rappresentare nel mondo l’Italia quale Paese leader del settore del wedding può determinare una spinta importante nella vendita di prodotti e servizi e nel promuovere un traffico turistico, attivando una benefica azione sulle economie rurali e contribuendo alla diffusione dei benefici a livello locale e quindi alla preservazione delle aree interne. Il programma dell’evento proseguirà con un incentive per giornalisti ed operatori in Sabina, per arrivare infine a Casperia, dove avrà luogo una tavola rotonda e a seguire una degustazione di prodotti del territorio. L’intenzione della DMO è di estendere alle altre Regioni l’azione avviata nel Lazio.
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Travel Expert inserisce due nuove figure per potenziare l'headquarter milanese. Il primo ingresso è in realtà un ritorno: si tratta di Sara Berra, professionista con una solida esperienza nell’ambito del people management e network development, che rientra in Travel Expert in qualità di responsabile ufficio gestione e sviluppo rete, dopo aver già contribuito allo sviluppo dell’azienda nel medesimo reparto dal 2017 al 2022. Berra ha collaborato con importanti brand della distribuzione e del tour operating, tra cui Last Minute Tour, Bluvacanze e Veratour.
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Novità anche con l’ingresso di Nadia Boiocchi nel reparto amministrativo di Travel Expert. Boiocchi conosce profondamente le dinamiche del settore, complice un’esperienza ventennale in agenzie di viaggio milanesi appartenenti a primari network: ha operato in autonomia su gran parte delle attività di front-office, maturando piena dimestichezza con i principali software gestionali e le piattaforme operative e contabili in uso nelle aziende turistiche.
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Il ceo e fondatore di Civitatis, Alberto Gutiérrez passa il testimone ad Andrés Spitzer, attuale direttore di prodotto e tecnologia. Spitwer sarà il nuovo amministratore delegato con effetto a partire dal 1° gennaio.
Alberto Gutiérrez rimarrà nel consiglio di amministrazione, mettendo a disposizione la sua ampia esperienza per continuare a sostenere la strategia di crescita e la visione dell’azienda. Questa transizione rappresenta un’evoluzione naturale all’interno della società.
Dopo quasi due decenni di successi e crescita sostenuta, Alberto Gutiérrez lascia un’eredità che ha trasformato un progetto personale in un leader globale della categoria, con 1,2 milioni di viaggiatori che prenotano attività ogni mese. Andrés Spitzer vanta una solida carriera nei settori della tecnologia, dei marketplace e del turismo, promuovendo l’innovazione e la crescita delle organizzazioni. La sua esperienza include ruoli in aziende come Amazon, Europcar e Ubeeqo, oltre a una fase di successo alla guida della strategia di prodotto e tecnologia di Civitatis.
A differenza di molte aziende tecnologiche del settore travel ad alta crescita, Civitatis ha mantenuto un flusso di cassa positivo in modo costante fin dalla sua fondazione nel 2008. L’azienda è stata sviluppata dal suo fondatore senza capitale esterno fino all’investimento di Vitruvian Partners nell’aprile 2022.
L'espansione
Negli ultimi anni, con il supporto dell’azionista di maggioranza Vitruvian Partners, Civitatis ha continuato a concentrarsi su una selezione di prodotti di alta qualità e a rafforzare la propria leadership in America Latina, dove l’azienda cresce a un ritmo superiore al 40%.
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Ci sono due questioni che non riesco a digerire legate al turismo. La prima è questo nuovo concetto che sostiene: "Il vero lusso è il tempo". E' naturale che si tratti di uno slogan di chi padroneggia e non di chi subisce. In Italia ci sono milioni di precari e di persone a contratto a tempo determinato, di stagionali, che di tempo non ne hanno. E se ce l'avessero non riuscirebbero ad andare in vacanza neanche a casa dei nonni, visto che non hanno un euro in tasca.
Il tempo è un lusso per chi ne dispone. Non per chi non riesce a ritagliarsi un momento neanche per andare in bagno. Sono discorsi da benestanti, da persone con contratti robusti, che prendono e vanno dove gli pare. C'è da dire inoltre che circa 8,4 milioni di italiani, ovvero quasi 1 su 5, non sono andati in vacanza nell'estate 2025, principalmente per motivi economici, con dati che variano dal 31% (Eurostat, 2024) al quasi 50% della popolazione che rinuncia in varie indagini, spesso a causa dei rincari e dell'inflazione. Loro il tempo ce l'avevano pure, ma non disponevano di soldi. Questo è il punto.
Ricettivo
Seconda questione. Il fatturato alberghiero in Italia nel 2025 mostra una forte crescita, con una previsione di oltre 87,79 miliardi di dollari per l'intero mercato dell'ospitalità e circa 3 miliardi di euro di investimenti nel settore immobiliare alberghiero, trainato da un aumento delle presenze turistiche e da solide performance, soprattutto nel segmento lusso, con alcuni gruppi che puntano a raggiungere decine di milioni di euro di fatturato.
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Giuseppe Aloe
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[post_content] => L’assemblea dei presidenti delle autorità di Sistema portuale ha eletto Roberto Petri nuovo presidente di Assoporti, l’associazione dei porti italiani.
L’elezione di Roberto Petri si inserisce in una fase particolarmente significativa per il sistema portuale italiano, caratterizzata da un profondo rinnovamento della governance: nel corso del 2025 sono stati infatti nominati 14 nuovi presidenti di Autorità di Sistema Portuale, segnando l’avvio di una nuova stagione per la portualità nazionale. A questo scenario si affiancherà, nel 2026, il previsto varo della riforma portuale, che ridisegnerà assetti, competenze e strumenti di governance del settore.
Il ruolo di Assoporti sarà sempre più di coordinamento, rappresentanza e indirizzo, accompagnando le autorità di Sistema Portuale nell’affrontare le principali sfide globali: transizione energetica, digitalizzazione dei processi logistici, competitività del sistema Mediterraneo, resilienza delle catene di approvvigionamento e integrazione porto-città.
Per Assoporti si conferma l’impegno a rafforzare il ruolo dei porti italiani come infrastrutture strategiche per il paese, motori di sviluppo economico, sostenibilità ambientale e coesione territoriale, accompagnando le Autorità di Sistema Portuale in una fase decisiva per il futuro della portualità nazionale
«Sono lieto di aver accompagnato l'associazione in questi 4 anni e mezzo durante i quali abbiamo affrontato tante sfide tutti insieme - commenta il presidente uscente Rodolfo Giampieri - Lascio il testimone a Roberto Petri che sono certo valorizzerà ancora di più il ruolo di Assoporti in questa nuova fase per la portualità italiana. Una rete di porti che è protagonista dell’economia reale, perno per una ricchezza diffusa e occupazione solida».
«Intendo impegnarmi per il comparto con lo spirito di collaborazione e concertazione con tutti gli stakeholder - conclude Roberto Petri - La mia cultura ed esperienza personale vede nel mare e nella portualità una delle fonti storiche di ricchezza e di progresso per la nostra nazione. In quest’ottica, in stretta collaborazione con i presidenti delle Autorità di Sistema Portuale, lavorerò perché questa importante fase di trasformazione possa tradursi in un rafforzamento di tutto il settore».
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L’investimento complessivo stanziato per l'intervento - che sarà eseguito a scalo pienamente operativo, minimizzando ogni possibile impatto sull'esperienza dei passeggeri - è di oltre 3 milioni di euro. Le attività di cantiere si articoleranno secondo un cronoprogramma rigoroso con l'obiettivo di ultimare la demolizione entro la primavera del 2026.
«Efficienza, innovazione, sostenibilità e qualità rappresentano oggi pilastri irrinunciabili dell’intero sistema del trasporto aereo, dalla sicurezza della navigazione allo sviluppo delle infrastrutture - ha dichiarato Pierluigi Di Palma, presidente Enac -. È in questo scenario di profondo rinnovamento del settore che si colloca l’avvio dei lavori di demolizione della vecchia aerostazione Morandi, simbolo concreto di un cambiamento strutturale. Questo risultato è il frutto del percorso di liberalizzazione e privatizzazione avviato da Enac oltre venticinque anni fa, nel quale l’Ente ha svolto un ruolo di sintesi tra pubblico e privato, favorendo una crescita rapida e sostenibile del comparto. In questo quadro, anche la qualità, l’accessibilità e la fruibilità degli aeroporti assumono un ruolo centrale: da semplici luoghi di transito, diventano spazi attrattivi e identitari, veri e propri “luoghi cool”, capaci di intercettare e valorizzare la crescente domanda globale di mobilità, con benefici che si estendono all’intero bacino territoriale di riferimento».
«Oggi lo scalo di Catania volta pagina, lasciandosi alle spalle una configurazione spaziale non più adeguata alle esigenze attuali per abbracciare una nuova identità architettonica - ha sottolineato Anna Quattrone, presidente di Sac -. Questo intervento rappresenta concretamente l’impegno di Sac non solo nei confronti della Sicilia, ma anche della città di Catania e dei suoi cittadini: vogliamo che chi arriva o parte dal nostro aeroporto percepisca sin da subito un senso di modernità, attenzione e qualità. La demolizione del Terminal Morandi costituisce un investimento sul “biglietto da visita” dell’Isola e della città, oltre che un passaggio fondamentale per consentire alla struttura aeroportuale di accogliere in modo più efficiente e funzionale i tantissimi passeggeri che transiteranno su Catania nei prossimi anni, coniugando sviluppo infrastrutturale, accoglienza e rispetto del valore del territorio che rappresentiamo».
«Il progetto è un atto di rigenerazione che permetterà di elevare la capacità e la qualità dei servizi offerti. L’aeroporto sarà un cantiere aperto ma abbiamo lavorato con determinazione affinché si possa mantenere il livello di operatività alto, senza alcuna flessione, rispettando l’impegno verso i passeggeri e l’intero territorio» ha dichiarato Nico Torrisi, amministratore delegato di Sac.
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[post_content] => Club del Sole festeggia il primo Natale sulla neve. Il Val di Fiemme Easy Camping Village, a pochi chilometri dal comprensorio sciistico Latemar Dolomites, si prepara a vivere i giorni di festa con un ricco calendario di appuntamenti per tutta la famiglia.
La vigilia di Natale si aprirà con La Fabbrica delle Lettere, un laboratorio creativo in cui i bambini potranno scrivere i loro desideri a Babbo Natale. A seguire, il laboratorio Fiabe dal Polo Nord accompagnerà i più piccoli in un viaggio tra racconti e fiabe. Non mancherà, inoltre, l’occasione di immortalare un ricordo speciale con Babbo Natale o insieme alla propria famiglia all’interno del Photobooth Natalizio, allestito con scenografie a tema.
Il 25 dicembre inizierà con Un magico risveglio: Babbo Natale arriverà in slitta per consegnare personalmente i regali ai piccoli ospiti. La giornata continuerà con una Caccia al Grinch, per salvare i doni prima che vengano rubati, e si concluderà con il Christmas Party, una minidisco pensata per ballare e festeggiare insieme.
Appuntamento speciale il 6 gennaio, quando la Befana giungerà al villaggio per regalare dolci sorprese. Fra le attività, spicca la Caccia alle Calze durante la quale bisognerà aiutare la Befana a ritrovare quelle smarrite.
Il villaggio
Al Val di Fiemme Easy Camping Village comfort, natura e libertà trovano il loro equilibrio perfetto. È l’essenza del format Full Life Holidays, un nuovo modo di vivere la vacanza, più libera di un hotel e più confortevole di un camping. Un invito a scoprire la montagna in ogni sua sfumatura: dalle discese allo sci di fondo sulle piste del Latemar Dolomites, dalle passeggiate nella natura alle attività nei family park dell’Alpe Lusia, fino ai momenti di relax all’interno del villaggio.
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[post_content] => Philippine Airlines ha preso in consegna il suo primo A350-1000, diventando la decima compagnia aerea al mondo a operare con la versione più grande di questo modello.
L'aeromobile, configurato in una disposizione premium a tre classi con 382 posti, aprirà un nuovo capitolo nelle operazioni a lungo raggio della compagnia aerea attraverso il Pacifico. L'A350-1000 consentirà infatti al vettore di allargare e la propria rete transpacifica con collegamenti non-stop verso le principali destinazioni del Nord America.
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[post_content] => Traguardo storico per Roma Fiumicino che, per la prima volta, supera i 50 milioni di passeggeri in un anno. Il primato è stato registrato alle porte delle festività natalizie in cui Aeroporti di Roma, società del gruppo Mundys, prevede di accogliere complessivamente altri 2 milioni di viaggiatori, tra il 22 dicembre e fino al 7 gennaio compreso, oltre ai 180.000 attesi a Ciampino.
Il 2025 si chiuderà, quindi, con oltre 51 milioni di passeggeri complessivi, registrando un aumento di oltre il 4% rispetto al 2024, pari a più di 2 milioni di transiti aggiuntivi. Una crescita resa possibile dal network di 240 destinazioni, con oltre 30 nuove rotte inaugurate nel corso dell’anno verso 80 Paesi in tutto il mondo grazie a 100 compagnie aeree, inclusi sei nuovi vettori che nel 2025 hanno scelto di avviare le proprie operazioni su Roma Fiumicino.
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Confermato per l’ottava volta consecutiva da Aci World come miglior scalo d’Europa e nominato “Airport of the Year” al recente International Airport Summit 2025 a Berlino, l’aeroporto di Roma Fiumicino si dimostra quindi sempre più un’infrastruttura chiave per la connettività internazionale dell’Italia e una piattaforma concreta e potenziale per lo sviluppo competitivo del sistema Paese. Questo posizionamento si inserisce nella visione delineata dal Piano di sviluppo sostenibile proposto alle istituzioni, che prevede oltre 9 miliardi di euro di investimenti interamente autofinanziati.
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Caro signor Giuseppe mi dispiace dissentire quando è iniziata la pandemia Lufthansa air France erano attive mentre Alitalia era in passivo da anni adesso vogliamo dei nuovi finanziamenti con idee sballate 40 aeri con 4000 dipendenti controlli le altre compagnie con quale percentuale aereo dipendente lavorano!!! Per non parlare Ryanair
caro signor Michele, quello che lei dice è giusto. Ma pensiamoci un attimo. Appena scoppia la pandemia Lufthansa (siamo nell’aprile del 2020, a un mese dalla conclamazione del covid) chiede 9 miliardi di euro. Come? se fosse stata una compagna attiva non avrebbe avuto bisogno dopo neanche un mese di 9 miliardi di euro. Evidentemente tutto questo attivo non l’avevano. Ryanair, che invece era sul serio in attivo, non ha chiesto aiuto a nessuno. Lo stesso dicasi da Air France.La verità secondo me è un’altra. E cioè che queste megacompagnie hanno sempre navigato con conti al limite, ben supportati dagli Stati di appartenenza. Altrimenti tutto questo non si spiega.
Gent.mo Sig. Giuseppe Aloe,
Le scrive un italiano residente in Germania.
Il paragone che Lei suggerisce tra gli aiuti di stato concessi ad Alitalia negli ultimi 20 anni e gli aiuti dati a Lufthansa a causa della pandemia non può stare assolutamente in piedi.
Le spiegherò il perché ma anzitutto Le chiederei di informarsi più attentamente prima di scrivere un articolo un po’ grossolano; soprattutto sulla parte che riguarda Lufthansa.
Innanzitutto Lufthansa è una compagnia di “bandiera” privata; infatti lo stato è entrato come azionario nel 2020 per sostenere la compagnia e i lavoratori dopo che questa sin dal 1997 non solo fosse totalmente privata ma non avesse alcun debito!
Questo di Alitalia non possiamo dirlo. Infatti Lufthansa ha raggiunto miliardi di fatturato toccando un record in europa negli anni 2018/2019. Se non ci fosse stata la pandemia, Lufthansa sarebbe non solo ulteriormente in crescita – sia come compagnia sia sul fatturato – ma ancora totalmente in mano ai privati. Quindi abbiamo smontato il primo grossolano paragone.
Secondo punto: 9 Miliardi. I 9 miliardi sono l’insieme di denaro che i governi di Svizzera, Belgio, Austria e Germania hanno messo a disposizione delle rispettive compagnie nazionali (Swiss, Brussels Airline, Astrian e Lufthansa). Conseguentemente I soldi sono legati agli stati e il Gruppo Lufthansa è tenuto a mantenere i conti separati.
Mi lasci smontare un’altra falsa informazione -ovvero paragone- che Lei riporta nel commento al Sig. Michele Fenzi: Lufthansa nonostante le gravi perdite di denaro è tutt’ora in attivo! Infatti la compagnia ha preferito usare il capitale e susseguentemente aumentare il capitale per evitare di dover usare tutti i fondi messi a disposizione. Infatti prendere soldi dall’aumento di capitale costa assai meno che prenderli dallo stato perché il tasso di interesse è agevolato. Questo permette a Lufthansa di aver preso solo un 15/20% di tutto il denaro che invece era stato messo a disposizione della compagnia. Infatti -anche qui una grande differenza con Alitalia e fors’anche con AirFrance- il denaro che è stato messo a disposizione di Lufthansa deve essere restituito in totale con l’aggiunta degli interessi se la compagnia decidesse di espandersi.
Un altro punto che non va dimenticato è che Lufthansa possiede aerei mentre il 75% della flotta Alitalia è in Leasing. Questo significa dover spendere molti più soldi mensilmente per la gestione di aerei che non portano profitti. Ma questo è solo un’informazione fuori dal suo articolo; tuttavia è bene che Lei lo sappia.
Ultimo punto: RyanAir non ha avuto bisogno di così tanti soldi, ovvero di nessun aiuto.
Anche qui la Sua informazione è errata. RyanAir ha avuto eccome aiuti di stato. Come anche altre compagnie lowcost. È tuttavia veritiero che gli aiuti sono stati assai minori comparati ai sostegni che hanno preso le grandi compagnie. Tuttavia RyanAir ha dei costi limitatissimi in paragone a quelli di Alitalia, se non addirittura a quelli di Lufthansa. Slots, Aeroporti e tempo di Transit sono solo degli esempi che fanno risparmiare milioni di euro tutti i mesi. Senza poi contare che la diversità di matieriale in volo porta anche alti costi di manutenzione mentre le lowcost utilizzano solo un modello di aereo. Inoltre in RyanAir si vola senza alcun contratto di lavoro collettivo e tariffato; tantomento si ha la possibilità di avere un sindacato. In Lufthansa -come in Alitalia- invece c’é anche l’aspetto della tutela del lavoratore.
Paragonare Lufthansa e gli attuali possibili aiuti statali con i problemi di Alitalia e il dente avvelenato dell’UE per quest’ultima non è che un errore grossolano e ahimé banale per un “giornalista”.
Il giornalista si informa, esegue una check-list delle informazioni che ha a disposizione e soprattutto verifica l’informazione.
Mi dispiace dirLe che l’articolo con un tale paragone ahimé non è degno di attenzione perché è errato sin dalla base.
Spero di averLe dato spunti su come impostare il Suo prossimo articolo. Attendo con piacere nuove proposte.
Cordialmente
Buongiorno,
Le supposizioni sui conti dei nostri competitor contano poco. Alitalia sono 20anni che perde soldi e la cassa Italia riempie continuamente.
Ryan Air intenta causa verso Alitalia per concorrenza sleale ed ha ragione, tutti bravi in passivo a fare business con i soldi dello stato. Grazie alla UE questo meccanismo si deve rompere e tanti italiani sono d’accordo, perché tante aziende falliscono ma lo stato non ci mette un euro per salvarle, perché per Alitalia non deve valere lo stesso? L’analisi di Guido Arrigo di Bicocca è puntuale. Non bisognava dormire così, lo si è fatto, ora sarà ITA. Andiamo avanti. Cordialmente
Buongiorno, mi dispiace contraddirla ma Lufthansa è una compagnia 100% quotata in borsa con bilanci pubblici e in attivo.
Il motivo per cui sono stati chiesti subito dei finanziamenti è perché ci si aspettava una crisi lunga da affrontare.
Nello stesso momento si è intervenuto sulla riduzione dei costi (taglio del personale ed aeromobili).
È vero, Lufthansa ha ottenuto 9miliardi, ma per una flotta di oltre 700 aeromobili ed oltre 140000 dipendenti, non credo ci sia paragone con la nostra compagnia di bandiera.
Caro Simone, certo non c’è paragone con la nostra compagnia di oggi. Ma il fatto che si sia sbagliato per anni non significa che si debba sbagliare ancora.
Io non sono favorevole al fatto che i bravi vengano premiati e i cattivi puniti. Io dico che bisogna dare a tutti una possibilità. Anche perché se andiamo a vedere da vicino i buoni tanto buoni non
sono e i cattivi non sono così cattivi. Per quanto riguarda i bilanci, mi lasci dire che ho grandi difficoltà a pensare che una compagnia in attivo richieda allo stato 9 miliardi di euro, quando un’altra
compagnia – attiva veramente – come Ryanair non ha chiesto un centesimo di denaro pubblico. Mi chiedo come sia possibile una cosa del genere visto che entrambe le compagnie erano in attivo. Ricordo ancora che la flotta di Ryanair è di 492 aerei. Aggiungo inoltre che Ryanair ha un fatturato di 8,49, miliardi di dollari, contro i 36,42 miliardi di euro di Lufthansa. Eppure una è andata avanti senza aiuti pubblici, l’altra, che ha un giro d’affari quadruplo, dopo un mese di pandemia ha chiesto 9 miliardi di euro di aiuto. La cosa come minimo è da verificare.
Se invece di discutere del sesso degli angeli si chiedesse a chi firma un contratto di rendersi responsabile delle perdite, quanti di quei così detti manager che in passato hanno generato perdite milionarie e nonostante questo hanno preso anche buonuscite milionarie, lo firmerebbero?
Una bella postilla: Se al termine del periodo contrattuale il manager lascia la compagnia è in rosso, questo rosso lo deve ripianare lui. Il manager che ha accettato, deve dare delle garanzie. Una bella fidejussione come viene chiesto alle agenzie di viaggio o un fondo di garanzia.
Se Draghi fallisce, deve rendersi conto che tutto ciò di buono che ha fatto in passato passerà in secondo piano. La gente ricorda molto bene solo i fallimenti. Ricordiamo per non andar lontano, in Europa i vari dittatori che prima furono votati dal popolo, alla fine vennero fatti fuori proprio dallo stesso popolo.
Sono completamente d’accordo con Lei signor Giuseppe. Io lavoro in una multinazionale e viaggio molto per affari. Purtroppo mi sono resa conto che siamo un popolo che non ha mai difeso veramente i propri interessi, anzi abbiamo sempre buttato fango sui nostri asset strategici. Al contrario delle altre nazioni europee che difendono sempre e comunque le loro aziende contro qualsiasi critica esterna anche se giusta. Il suo esempio sulle FS è preciso e puntuale infatti è un azienda pubblica che è stata rimessa in piedi dopo tanti anni con i soldi dei contribuenti e una scelta di management azzeccata. Alitalia era un’eccellenza italiana fino alla privatizzazione, il nostro è un paese che come maggior risorsa ha il turismo è un vero e proprio museo a cielo aperto e chiunque capirebbe che un grande vettore aereo di bandiera è indispensabile per tutelare gli interessi nazionali.
Inoltre non so se molti sanno che nonostante tutto ancora oggi Alitalia è una delle compagnie più prestigiose, basti pensare che da diversi anni risulta la compagnia aerea più puntuale d’Europa e terza nel mondo!!!
Dati incredibili che dimostrano l’efficienza italiana all’estero.
Ed è triste pensare che ancora si hanno dei dubbi nel rilancio di una grande compagnia aerea nazionale come Alitalia.
Ok, allora facciamo un paragone con la low cost Rayanair.
Compagnia con 492 aeromobili e poco più di 13000 dipendenti….
Non credo che sia il modello di compagnia da prendere ad esempio, soprattutto dal punto di vista dei ‘dipendenti’ anzi collaboratori.
Altrimenti se pensiamo che sia un modello valido perché non facciamo in modo che l’Alitalia segua il suo stesso modello di business?
Quanti dipendenti dovrebbe avere con la flotta attuale di poco più di 100 aeromobili?
buongiorno sig. aloe sono 20 anni che alitalia agonizza indecentemente. con la liberalizzazione dei cieli (2000 ?) tutti i commerciali (lufth british airfrance cathay ecc.) si sono dati da fare per procacciarsi lavoro e passeggeri – i dirigenti alitalia invece hanno giocato a nascondino perche’ non abituati alla concorrenza. con migliaia di dirigenti interni per anni si sono succeduti management esterni che hanno fatto solo danni beneficiando di liquidazioni milionarie.
nel 2000 sono stati i primi ad abolire le commissioni sulla vendita dei propri biglietti aerei inimicandosi cosi tutti gli agenti di viaggio causando la perdita di migliaia di posti di lavoro nel silenzio generale. in alitalia dicevano che la colpa del loro dissesto erano le commissioni che pagavano agli agenti di viaggio. questa lunga e dorata agonia dimostra invece la loro totale incapacita’.
Ryanair chiude il 2020 con una perdita di 1,02 mld dlvr.it/Rznyps
Non mi sembra ! Ryanair chiude il 2020 con una perdita di 1,02 mld dlvr.it/Rznyps
Buonasera,
Adesso abbiamo anche blu panorama, Air Dolomiti e Neos che giustamente chiedono aiuti di stato come Alitalia. Ecco che adesso la situazione si complica per lo stato che sarà guardato a vista per eventuali disparità di elargizioni.
Gli aiuti di stato alle compagnie europee per la crisi covid sono ben altra cosa rispetto a ciò di cui ha beneficiato Alitalia. E quando si scrivono numeri bisogna accertarsi che siano corretti. Lufthansa non “ha preso” 9 miliardi. Quello è il prestito offerto alla compagnia, ma arriveranno forse ad usufruirne 5mld, ad un tasso di interesse molto alto. Tant’è che si stanno adoperando per recuperare finanziamenti dagli investitori per cominciare già a restituire. Tutte cose che può fare una compagnia che storicamente fa utili e che si può permettere di essere quotata in borsa. Quindi, quando si parla della delicata situazione di Alitalia, bisogna evitare di fare paragoni con altre realtà che si trovano in universi lontani anni luce.
Gentile Gabriele,
Lufthansa ha votato positivamente al piano di salvataggio statale di 9 miliardi di euro. Non è un prestito. Lo stato tedesco è entrato nella compagnia per una quota del 20% che potrebbe diventare 25%, minoranza di blocco, in caso di tentativi di scalata ostile nei confronti della compagnia. Inoltre lo Stato tedesco si è impegnato a prestare 3 miliardi di euro. Questo è. Se poi vogliamo cambiare le carte. Quando si scrivono numeri bisogna che siano corretti, sono d’accordo con lei.
Gent.mo Sig. Giuseppe Aloe,
anche qui purtroppo devo intervernire per correggere nuovamente un suo errore. I soldi che la Germania ha offerto a LUFTHANSA sono un prestito. Un prestito che va restituito -se non erro- con il 4% di interessi. L’entrata dello stato come socio è stata una clausula posta da una delle forze politiche di maggioranza facente parte della coalizione governante.
Per cortesia, stia attento alle informazioni che scrive!!!
Gentile Stefano
dalle mie informazioni Lufthansa non ha percepito un prestito ma un aiuto di stato di 9 miliardi, partecipando a un aumento di capitale riservato che lo porta a divenire con il 20% il primo azionista della compagnia.
Inoltre i 9 miliardi non sono la somma di tutte le compagnie del Gruppo. Se va avedere bene, oltre aai 9 miliardi di Lufthansa, ci sono quelli di Swiss, 1,875 miliardi di franchi, Austrian 600 miliani di euro, ecc ecc. La sua informazione quindi è sbagliata. Però le dico sinceramente per ora ale polemiche le chiudo qui. Vedremo a lungo andare chi ha ragione.
Gent.mo Sig. Giuseppe Aloe,
Le assicuro che i 9 miliardi sono un prestito.
Io lavoro per quella compagnia.
Le sue informazioni sono errate.
Il prestito va restituito con gli interessi.
Una volta che il prestito sarà restituito, lo stato rinuncerà al 20%.
Il prestito è un aiuto di stato ma rimane un prestito. Quest’ultimo deve esere restituito con tanto di interessi.
La prego, si informi più accuratamente.
Non guardiamo agli ultimi 10 anni!qst è un cancro che ci trasciniamo da una vita.e quanto costa volare con loro!basta!
Buongiorno,
Ryan Air, Ryan Air, forse vi sfugge che il suddetto vettore, se così si può chiamare, prende milioni di euro ogni anno dalle regioni italiane per operare negli aeroporti, gli stessi milioni derivanti dalle famose tasse che l’italiano sembra versi solo nelle tasche di ALITALIA, tutti pagano per alitalia, é diventato un luogo comune ormai, invece il resto del paese Italia va una meraviglia, vero?
Sapete che Ryan Air assume giovani italiani in Italia con contratto irlandese senza nessuna tutela in fatto di previdenza, sapete che volano un numero di ore fuori limite di sicurezza non essendo regolata da limiti, come le compagnie di linea.
Vabbé,continuate a fare il tifo affinché alitalia chiuda e lasci a casa migliaia di lavoratori e le loro famiglie, che hanno subito per anni le scellerate scelte dei politici che si sono avvicendati e dei manager incompetenti che si sono portati via buonuscite milionarie.
Spero che ai vostri figli nessuno auguri mai che l’azienda per cui lavorano debba chiudere, é veramente di cattivo gusto.
Caro Giuseppe,io sono pienamente d’accordo con lei. Occorrono persone di alto livello che sappiano gestire una compagnia di bandiera. Forse chi vuole la chiusura della compagnia non pensa alle migliaia di dipendenti che sarebbero a spasso. Non pensa inoltre che avremmo sempre e solo stranieri che gestiscono i nostri voli. Provate a leggere le recensioni di certe compagnie aeree che oggi volano in Italia: da vergognarsi! Poi potrebbe capitare come nel settore industriale,vengono gli stranieri,acquistano le nostre fabbriche e più le portano all’estero e i nostri lavoratori a spasso. Io credo che non ci sia da fidarsi troppo di compagnie aeree straniere e soprattutto europee. Spero vivamente che si trovi un buon gruppo manageriale che sappia veramente lavorare con cognizione di causa e con coscienza e che le cose vadano nel giusto verso. Aggiungo che io ho sempre viaggiato bene con Alitalia, personale gentile e preparato. Sarei orgogliosa di avere una compagnia di bandiera che funzioni alla grande!
Ryanair (ovvero pirata e parassita di tutti i cieli )non paga tasse di atterraggio negli aeroporti italiani mentre Alitalia si.Ryanair e’ compagnia a basso costo e paga i dipendenti con leggi irlandesi.Andate su you tube e divertitevi con i suoi atterraggi.Non metterei mai mia figlia su un volo di quelli.E’pagata profumatamente da tutti noi contribuenti ogni volta che il ruotino tocca pista(chiedete a Ciampino e co)e questo piace :a chi?Ma veramente pensate che andare a Londra costi solo 19,90 euro? Quanti soldi abbiamo dato alla Monte Paschi?
Parlare male di Alitalia significa sporcare la professionalità e le innumerevoli e mai riconosciute risorse eccellenti che vi lavorano.
Caro Beppe, con tutta l’amicizia che ci lega da decenni, purtroppo io oggi credo nel libero mercato poiché l’unica alternativa storicamente verificatasi è stata l’esperienza sovietica, oggi non concretamente proponibile. Nulla osta a che sul mercato operino anche aziende pubbliche, purché con le stesse regole. Non voglio qui ripetere tutti i ragionamenti fatti nei commenti già espressi, ma il dato di fatto di oggi è che Ryanair è un modello d’impresa vincente che in 25 anni ha permesso agli europei di conoscersi, incontrarsi, sviluppare business e cultura comune, mentre prima ciò non avveniva. E ci ha pure guadagnato, come deve essere in regime di mercato. Al contrario, le varie società che in 30 anni hanno utilizzato il marchio Alitalia, tutte fallendo, per le ragioni già ben espresse in altri commenti non mi pare abbiano alcun diritto di continuare a esistere. Si vendano il marchio e gli altri asset ai migliori offerenti, si paghino (in piccola parte ahimé) gli ingenti debiti e che finisca qui.
Caro Enrico,
ti ringrazio per il tuo contributo, ma chiaramente non sono d’accordo. Il libero mercato ha creato disuguaglianze e precariato. Ha eliminato l’idea di societas, per cui la comunità si prende cura di chi
è meno fortunato, ha incrementato l’individualismo, ha creato degli ego ipertrofici, ha rovinato migliaia di aziende, ha dato vita al capitalismo selvaggio e crudele. E’ un’ideologia economica che ha fatto molto più danni che benefici. E’ un sistema di violenza economica.
ti abbraccio
Parlo da frequent traveler: chi viaggia valuta il comportamento dello staff al checkin, al lounge Giotto, a bordo e all’ufficio reclami. Mi spiace ma avrebbero dovuto chiudere da molto tempo. Altro che compagnia di bandiera.
Caro signor Giuseppe,
I problemi di alitalia sono tanti, la compagnia non è mai stata gestita in modo efficiente (è in perdita da 40 anni) è stata ridotta mentre negli anni ed è stato monetizzato tutto quello che generava utile, mentre si tenevano i vari rami in perdita. Con la nascita delle low cost l’azienda non ha saputo dare una risposta efficace (lufthansa ha creato german wings e eurowings, air france hop, iberia vueling). Vogliamo parlare dell’hub di malpensa, dove sono stati spostati anni fa tutti i voli intercontinentali? Una scelta scellerata, voluta per motivi politici, che non ha fatto altro che favorire le compagnie straniere… Lei cita le ferrovie, ma il grande problema delle ferrovie era il ruba ruba generale, dalle biglietterie, ai capotreni, a chi faceva il servizio a bordo treno, non ha neanche idea di quanto succedeva. In piu ci sono stati investimenti importanti negli ultimi anni in infrastrutture. L’azienda comunque opera in quasi monopolio, con un solo competitor è facile mettere apposto i conti, basta eliminare gli “ammacchi di cassa”… poi se guarda l’orario dei voli di 20/30 anni fa si rende conto che alitalia operava una trentina di voli al giorno sulla rotta Roma-Milano (tutti pieni), gran parte dei profitti erano generati proprio da questa rotta.. Oggi per andare a Milano è molto più conveniente ed ecologico il treno. Quindi rimane una domanda per cosa sarebbe strategica questa compagnia? Per continuare ad assorbire denaro pubblico ed elargire tangenti ai politicanti coinvolti? Mi dispiace ma grazie, ma no grazie. Alitalia è destinata a fallire e prima si riconosce il fallimento prima smetteremo di sprecare denaro pubblico
Caro Marco,
Capisco che il tuo commento è di cuore. Ma la cosa si ferma lì. Qui non c’è tifo o altro, solo una situazione anomala che non può continuare. Le compagnie private godono degli incentivi aeroportuali regionali perché in Italia è legale stringere Accordi tra compagnie aeree al fine di godere un giro d’affari generato da volumi di passeggeri in transito.
Alitalia non è privata e non può farlo. Ci siamo stancati di vedere buttare dentro soldi a perdere. Sono d’accordo che le colpe stanno a management e scelte politiche. Io sono per il giusto. Se la mia azienda fallisce farò il necessario per trovare una nuova realtà.
Non mi si parli di tricolore o ragion di stato.
Queste robe le lascio a chi non ha contenuti di cui parlare.
L’Alitalia per più di 30 anni ha avuto dei Benifits che nessuna altra compagnia ha mai avuto, non solo, stipendi ai dirigenti e liquidazioni che neanche la Lufthansa ha mai percepito, nonostante attivi da paura. Prezzi alti non concorrenziali, stipendi favolosi, pochi servizi al cliente, e facciamo qualche nome e cognome dei gradi altissimi…vogliamo dire Montezzemolo, Schisano, Riverso, Colaninno ed i Commissari… nonché i migliaia di inutili assunzioni pari all’uso e costume italiano per trasformarli in VOTI…questa è la motivazione! Un Azienda se fallimentare FALLISCA come tante aziende Italiane ed mondiali, che purtroppo falliscono senza aiuti da parte dello stato… fatti salvi i carrozzoni di VOTI.
La palla ora è nelle mani di Draghi. Se riuscirà a risolvere il problema in modo costruttivo lo stesso Draghi sarà ricordato per sempre come il salvatore della Patria e proporrei di fargli una statua all’ingresso dell’Aeroporto di Fiumicino.
Se fallirà, farà la fine di quei superpagati Commissari/Manager e quei politici incompetenti che lo hanno preceduto. Finirà nel dimenticatoio come succede adesso.
Non ci rendiamo conto che viviamo in un ovile?
Se chi ci gestisce sarà un “buon pastore” potremo mangiare. Altrimenti aggiungete buchi alla cintura.
Del settore aereo ne capisco poco ma di ristrutturazioni qualcosa in più visto che le faccio da 25 anni: Alitalia è tecnicamente fallita da 30 anni e l’accanimento terapeutico, che ad oggi è costato a tutti noi (tranne agli evasori…) 12,7 miliardi di Euro (calcolo aggiornato sul Sole 24 ore di qualche mese fa) non ha alcuna giustificazione al di là dell’assistenzialismo. E’ strategico che ci sia un vettore di bandiera da tenere in vita a tutti i costi anche se perde a bocca di barile da decenni ? Perchè ? Qualcuno mi dia una spiegazione credibile e non le cazzate di di Maio, Patuanelli e prima di loro Berlusca e compagnia cantante. Oggi Alitalia è una compagnia regionale medio-piccola….trasportano molti più turisti in Italia Ryanair e Easyjet ad esempio.
Sprecare risorse per tenere in vita aziende decotte e i loro organici elefantiaci è assistenzialismo (lo vogliamo fare ? Perfetto…ma almeno chiamiamolo con il suo vero nome) e se proprio si vuole risanare Alitalia, o si fa un turnaround vero con lacrime e sangue e non i “risanamenti” ridicoli fatti fino ad ora che hanno scaricato tutti gli oneri sui contribuenti (che peraltro per me non ne valga la pena è un altro discorso) o si lascia fallire come sono fallite TWA, Continental, Sabena, SwissAir e un sacco di altri vettori. Tutto il resto è buttare soldi nel cesso…
È vero che lo Stato ha dato molto ad Alitalia,ma è anche vero che lo Stato (purtroppo in troppi casi surrogato dai politici) ha sempre chiesto ed ottenuto.
I soldi arrivavano ma poi con le tasse aeroportuali,sui sorvoli,sui biglietti venduti,in buona parte ritornavano al mittente (lo Stato).
Purtroppo in Italia di manager capaci di prendere decisioni ma soprattutto che abbiano una cultura nei trasporti e nell’aviazione non ce ne sono.
Mi fanno ridere gli ammiratori di Ryanair,un esempio di quanto peggio possa generare un sistema senza reali controlli.
Contratti ridicoli e registrati all’estero per i dipendenti, accordi sottobanco x avere i voli pagati vuotoxpieno dai gestori aeroportuali,dalle pro loco,dalle agenzie immobiliari per finire anche dalle pizzerie dei luoghi dove con i “loro” voli portano turisti ed investimenti.
Cosa rimane sul territorio (ed all’Italia) di tutto questo..nulla.
L’Italia al contrario delle altre nazioni Europee ha un enorme mercato interno per i voli dato sopratutto dalla configurazione del paese..lungo con montagne che limitano l’alta velocità ferroviaria e con isole ed isolette…ma..non siamo neanche capaci di gestire e far fruttare questa risorsa.
Io ho viaggiato e quando posso viaggio ancora parecchio, in Asia, Africa, America. Faccio questa semplice constatazione. Rarissimamente alitalia è (stata) in grado di proporre tariffe competitive. In genere chi offre soluzioni più scomode (p.e. voli con due scali anziché uno solo) bilancia la sua offerta con un prezzo più basso. Alitalia no: orari più scomodi a prezzi più alti. Uno potrebbe accettare di finanziarla con le sue tasse se poi ne avesse un beneficio, ma così è assurdo, si paga e non se ne ha alcun beneficio.
Io penso che vi sono servizi strategici che qualsiasi Stato deve attenzionare. Tra questi vi é l’aviazione civile. Nel merito evidenzio quello che a mio avviso é il problema non solo di Alitalia. Il mercato del lavoro: lo Stato Italiano non permette all’azienda di valutare e decidere se continuare il rapporto con un lavoratore assunto. Un lavoratore può lasciare l’azienda senza preavviso mentre l’azienda non deve nemmeno pensarlo perchè viene condannata subito. Se il prodotto finale che arriva sul mercato é fuori prezzo non può contrattare lo stipendio dei dipendenti. Un premio annuo può diventare il nuovo livello stipendiale. In tutto questo qualsiasi amministratore deve condurre un’azienda e ne é responsabile verso i Clienti, i Fornitori, lo Stato ed i dipendenti. Qualcuno ha scritto che un amministratore dovrebbe dare garanzie proprie sulla buona riuscita, ma chi garantisce all’amministratore di decidere l’equipaggio che é a lui necessario? Perché i migliori possono decidere quando andare via e i peggiori o chi non é più necessario non può subire l’interruzione del rapporto di lavoro? Si preferisce mantenere i privilegi di chi é nel mondo del lavoro e non di chi deve entrarci. Potrei approfondire ma é opportuno concludere. Le aziende hanno bisogno di avere flessibilità ed i lavoratori avere fissato il minimo salariale. Solo così ognuno lavora per sostenere la realtà in cui lavora. Diversamente vige la regola: io mi presento e tu mi paghi. Se l’azienda fallisce non é colpa mia(lavoratore). Mi piacerebbe sentire qualcuno che dica dove sbaglio. Grazie
Difendere Alitalia dovrebbe essere punito penalmente
Buongiorno,
Per il contentino del brand pagheremo bene lo scotto.
Gent.mo Sig. Giuseppe,
Da italiano e dipendente Lufthansa Le chiederei cortesemente di informarsi di più sui i soldi che -secondo Lei- Lufthansa avrebbe preso dallo stato tedesco. Perché ahimè la Sua semplificazione ha dell’errato; e molto errato. Sarebbe opportuno che potesse approfondire gli argomenti con delle ricerche che le Le diano materiale su cui basare le Sue critiche. Ancor prima di pubblicare un articolo dando informazioni delicate in modo grossolano.