15 May 2024

Hotelier del lusso euforici: “Godiamoci il momento”

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Il panel (da sinistra) con Ludovica Rocchi, Valentina De Santis, Luigi Passera e Luca Marinelli

C’è grande euforia nell’aria. Almeno tra le alte vette dell’ospitalità di lusso. Lo si è visto, anzi lo si è toccato con mano ieri, tra le sale gremite della Luxury Hospitality Conference, svoltasi presso il nuovissimo Lh Collection Milano Citylife. L’evento organizzato da Teamwork in collaborazione con HotelMyPassion è stata l’occasione per fare il punto della situazione nel comparto di alta gamma dell’ospitalità. E l’entusiasmo è tale che c’è chi, come la ceo del Grand Hotel Tremezzo, Valentina De Santis, si è spinta a dire che “nel lusso la domanda eguaglia sempre, se non addirittura supera l’offerta. Persino nel 2020 (l’anno peggiore della crisi pandemica, ndr) la richiesta da noi è stata eccezionale. I mercati si sostituiscono. Se si chiude una porta, se ne apre un’altra”.

Un caso particolarmente fortunato? Forse. Sicuramente la destinazione lago di Como, dove si trova il Grand Hotel Tremezzo, ha goduto di condizioni particolari; in primis la vicinanza con importanti mercati di prossimità europei. Però la sensazione, anzi la certezza, è che il mercato del lusso sia ripartito davvero più forte di prima. “Godiamoci il momento”, ha dichiarato a margine dell’evento il general manager del Principe di Savoia di Milano, Ezio Indiani.

E il momento è davvero speciale. Anche perché “le tariffe sono cresciute a 360 gradi“, ma la domanda si è dimostrata completamente insensibile al prezzo, ha sottolineato la brand director di R Collection Hotels, Ludovica Rocchi. Persino il mercato domestico, da sempre un po’ più attento alle variazioni tariffarie, non ha mostrato alcuna resistenza al costo camera, ha precisato Luca Marinelli, area director learning and development, Italia, Spagna e Portogallo di Belmond. Neppure il caro energia spaventa perciò più di tanto gli hotelier, “perché di spazio, per alzare le tariffe, ce n’è ancora”, ha rassicurato Luigi Passera. Certo, l’importante è rimanere sempre coerenti con se stessi, ha aggiunto il ceo di Lario Hotels: occorre, in altre parole, giustificare eventuali incrementi con la qualità del prodotto.

La preoccupazione che si tratti solo di un rimbalzo temporaneo, frutto della reazione di una domanda compressa da due anni di Covid, non pare insomma sfiorare i protagonisti del lusso. Piuttosto, ad aleggiare sul comparto, rimane la questione risorse umane: “Oggi, oltre al vecchio adagio location, location, location – ha ripreso ancora Passera -, per avere successo nell’hotellerie occorre aggiungere la nuova triade people, people, people. Il problema è che non ci sono abbastanza persone per soddisfare le esigenze di questo settore. Il rischio è che l’industria si blocchi. Il numero di alberghi, soprattutto nei contesti di fascia alta, sta aumentando vertiginosamente, mentre la formazione stenta e le istituzioni ancora faticano a considerare il turismo come una risorsa chiave per il Paese”.

La colpa però è anche un po’ del comparto stesso, ha ammesso in un altro panel, il director of operations di Rocco Forte Hotels, Antonello De Medici: “Nei colloqui di lavoro, quasi sempre ci si limita a parlare di meri dati contabili: il livello di stipendio, i giorni di ferie, i riposi… Persino nel lusso, non riusciamo quasi mai a trasmettere ai potenziali candidati quanto sia bello e divertente lavorare in contesti come il nostro. Eppure, è innegabile: si vive in mezzo a bella gente, si ha la possibilità di frequentare eventi esclusivi, sia mondani, sia culturali…”. Un vantaggio competitivo, insomma, da non dare per scontato, ma da sfruttare di più è meglio.

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