11 October 2024

Italia poco accessibile: solo 45 comuni della Penisola sono bandiera Lilla

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Vacanze inaccessibili per gli oltre 3 milioni e 150mila italiani che convivono con una qualche forma di disabilità. Sono infatti solo 45 su 7.904 (lo 0,57%) i comuni della nostra penisola, in rappresentanza di 15 regioni, che si possono fregiare del titolo di bandiera Lilla, assegnato ogni anno dalla società cooperativa sociale omonima con il supporto della consulta regionale per la tutela dei diritti della persona handicappata della regione Liguria, a quelle realtà comunali che lavorano, giorno dopo giorno, anno dopo anno per migliorare la propria accessibilità turistica. Quest’ultima è una delle variabili strutturali più importanti per determinare i criteri qualitativi dell’offerta turistica: un maggiore livello di accessibilità ha un’influenza diretta sull’afflusso di turisti, sulla qualità complessiva del turismo e sui benefici economici generati da questo settore.

A causa dell’invecchiamento, dei cambiamenti sociodemografici e dei problemi di salute il numero di utenti finali del turismo accessibile è in costante aumento e già oggi, come svelato da Majid Al-Usaimi, presidente del comitato Paralimpico asiatico e membro del comitato Paralimpico internazionale, rappresenta una quota del 15% nel mercato turistico globale. Secondo le recenti stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, tra il 10-15% della popolazione mondiale ha un qualche tipo di bisogno di assistenza e il numero di persone che necessitano di dispositivi di assistenza (sedia a rotelle, tecnologie della comunicazione) raddoppierà, entro il 2050, da 1 miliardo a 2 miliardi di persone. L’Istat invece stima un aumento del 70% entro il 2035 dei viaggiatori con disabilità, a patto che le esperienze di turismo e tempo libero diventino sempre più accessibili e inclusive. Sulla base di uno studio dell’università del Surrey, il potenziale del mercato europeo dell’accessibilità per il turismo è stimato in oltre 133 milioni di turisti, tenendo conto di tutte le persone con disabilità e patologie croniche, insieme ai loro compagni di viaggio con entrate potenziali superiori agli 80 miliardi di euro.

“L’accessibilità nel turismo può e deve essere un motore per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità nei Paesi a forte vocazione turistica, dato che gli sforzi vanno a beneficio della società nel suo complesso – afferma Antonella Celano, presidente dell’Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare (Apmarr) –. Per riuscire a migliorare le pratiche di accessibilità, eliminando le principali barriere strutturali (servizi di prenotazione e trasporto, strutture ricettive, comunicazione) e sociali (mancanza di formazione delle imprese e degli operatori del settore turistico e di consapevolezza circa le tematiche dell’accessibilità) occorre pensare a una partecipazione attiva e diretta delle persone con disabilità nella stesura di protocolli internazionali standard che siano in grado di garantire lo stesso livello di accessibilità e qualità del servizio. Penso che anche la pandemia abbia fatto capire qualcosa in più e abbia portato un’attenzione diversa al tema dell’accessibilità, una maggiore attenzione al tema delle persone e delle loro esigenze: il turismo accessibile non è solo riadattare un bagno a norma di legge. Il mondo dell’ospitalità è molto di più e significa accogliere le persone, farle sentire a loro agio e farle stare bene. Insieme ad altre realtà affini alla nostra stiamo tra l’altro promuovendo il progetto ‘SiPuò – Pratiche di accessibilità’, cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che mira a sviluppare e promuovere un modello innovativo di accessibilità e inclusività delle pratiche di turismo e tempo libero”.

Va inoltre sottolineato che nelle destinazioni e nei mercati in cui l’accessibilità è insufficiente, le prestazioni del mercato sono inferiori del 25-35% rispetto alle aspettative. In Germania, per esempio, il 37% delle persone con disabilità ha deciso di non intraprendere un viaggio a causa della mancanza di strutture accessibili. Tuttavia il 48% viaggerebbe più frequentemente se queste fossero disponibili e il 60% sarebbe disposto a pagare un prezzo più alto per il loro utilizzo. Addirittura, come spiegato da Annagrazia Laura, presidente dello European network for accessible tourism (Enat) nel suo intervento durante il Dubai accessible tourism international summit 2022, la mancanza di strutture e servizi adeguati fa sì che l’economia globale del turismo perda, ogni anno, circa 142 miliardi di euro e 3,4 milioni di posti di lavoro.

Ma qual è il profilo tipico dei viaggiatori con disabilità? Innanzitutto, hanno una forte capacità di spesa, spendendo, in media, da due a quattro volte di più per le loro vacanze e amano ritornare più volte nella stessa destinazione quando la trovano accessibile. Soggiornano in alloggi più costosi per esigenze di spazio, igiene e accesso. Spendono di più per il noleggio di veicoli (necessitano di veicoli più grandi) e per i servizi di trasporto. Pagano di più per lo spazio extra a bordo di un aereo semplicemente per essere più a loro agio durante il viaggio.

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