18 May 2024

Ipk – Itb: raddoppia l’outbound ma non raggiunge ancora i livelli pre-Covid

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Sono stati 700 milioni gli arrivi internazionali a livello globale nel 2022. Lo rivela una recente ricerca realizzata dall’Ipk World Travel Monitor per conto dell’Itb di Berlino. Si tratta di una cifra ragguardevole, che segna un rimbalzo importante rispetto al 2021 (+90%) ma che resta ancora lontana dai livelli pre-Covid, rappresentando il 66% dei volumi toccati nel 2019. In Europa, in particolare, i viaggi internazionali sono cresciuti, anno su anno, del 92%, in Nord America dell’87%, mentre nella parte meridionale del Nuovo mondo l’incremento è stato più contenuto (+70%). Diverso il discorso relativo all’Asia che, pur beneficiando di un aumento degli arrivi internazionali del 90%, ha visto il proprio turismo outbound rimanere molto al di sotto dei livelli pre-Covid. Un dato, quest’ultimo, chiaramente condizionato dalle politiche particolarmente restrittive della Cina. A trainare, al contrario, le performance globali sono stati soprattutto gli Stati Uniti, seguiti da Germana e Regno Unito.

Spagna e Turchia sugli scudi

Dal punto di vista delle destinazioni, tra le più gettonate ci sono state sicuramente le mete balneari di Spagna e Turchia che, queste sì, hanno praticamente raggiunto i numeri pre-pandemia. Anche il Regno Unito ha visto i propri arrivi internazionali aumentare in tripla cifra percentuale rispetto al 2021. In generale, comunque, nel corso del 2022 la stragrande maggioranza delle destinazioni maggiormente colpite dagli effetti del Covid hanno registrato incrementi superiori alla media generale.

Aumenta la domanda di vacanze. Bene anche il mice, ristagnano invece i viaggi business

A livello di motivazione del viaggio, la vacanza è rimasta quella predominante (per il 73% dei viaggiatori), crescendo per di più a ritmi più sostenuti delle altre. In calo invece lo share del comparto business travel (13%), anche se il segmento mice ha fatto segnare un incremento sensibile. Le destinazioni sun & beach sono state poi quelle a beneficiare maggiormente dal rimbalzo della domanda internazionale (+90%, per un market share del 35%), seguite dai city break e dai tour organizzati. Dopo il boom del periodo pandemia, risulta inoltre ancora popolare la vacanza in mezzo alla natura.

L’inflazione spinge la spesa media

Spinta dall’inflazione e dalla carenza di offerta, soprattutto di voli, è cresciuta infine la spesa media per viaggiatore, assestandosi a quota 165 euro. La durata dei soggiorni è invece diminuita, ma semplicemente perché è aumentata la quota degli short-break, che invece durante la pandemia erano stati tra i cluster più colpiti. Secondo Ipk, il trend positivo dovrebbe proseguire anche nel 2023, con il traguardo dei volumi 2019 che dovrebbe avvicinarsi ulteriormente; se non altro per quanto riguarda i principali bacini di domanda e le destinazioni più importanti.

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