15 January 2025

The Cocoon Collection: obiettivo una dozzina di hotel entro quattro anni

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The Cocoon Collection è nata solo un anno fa ma ha già le idee chiare e obiettivi ambiziosi. Il brand alberghiero, creato dalla famiglia Azzola per raccogliere la propria offerta ricettiva alle Maldive, a Zanzibar e dallo scorso autunno anche in Sri Lanka, mira infatti a passare dalle attuali cinque strutture a dieci-dodici entro i prossimi tre-quattro anni, con tre aperture in pipeline in un solo anno. “L’idea è sempre la stessa – racconta il fondatore e sales director della compagnia, Attilio Azzola -: trovare una location e qualcosa di nuovo da dire, su cui inserire il nostro concept di ospitalità fatto di uno stile italiano meticciato con le peculiarità del territorio“.

A Zanzibar in arrivo due one-island-one-resort

Un compito non facile, che presuppone una selezione attenta di territori e opportunità. “Come per esempio è avvenuto a Zanzibar – aggiunge Azzola -. Una meta in cui da tempo cercavamo un’occasione per aggiungere un prodotto nuovo al nostro Gold: una struttura unica nel suo genere, dotata di 74 camere in un’area dove ne avremmo potute realizzare 200 e soprattutto situata in uno dei pochi luoghi di Zanzibar non toccato dal fenomeno delle maree, che spesso in questo paese può condizionare l’esperienza sun&each degli ospiti”.

Da tali presupposti è nato quindi il progetto di trovare una location dove replicare il modello one-island-one-resort già adottato con tanto successo alle Maldive. “Siamo i primi a introdurre questo concept a Zanzibar – sottolinea sempre Azzola – E partiremo subito forte con due nuovi 5 stelle in pipeline su altrettante isole differenti. Il primo si chiamerà Bawe: dovrebbe aprire a fine di quest’anno – inizi 2024, sarà caratterizzato da un afro-design dai tratti contemporanei e disporrà di 70 ville tutte con piscina privata. Il secondo sorgerà su Prison Island, avrà uno stile African-chic con un forte accento sulla sostenibilità e sarà provvisto di 50 camere, suite e ville. Prevediamo di inaugurarlo nella primavera del prossimo anno, con i lavori per la sua costruzione che inizieranno a giugno. La location è particolare, perché si tratta dell’isola dove venivano convogliate le persone appena catturate e destinate a essere vendute a Zanzibar, ossia su quello che, fino agli anni ’30 del secolo scorso, era considerato uno dei principali mercati di schiavi al mondo. Non solo: sulla stessa isola c’era anche lo zoo personale del sultano che includeva, tra l’altro, una collezione di testuggini giganti ancora oggi esistente. Per questo motivo stiamo pensando di realizzare un doppio ambiente: uno dedicato a un museo e alla visita delle testuggini, aperto anche al pubblico esterno, e l’altro riservato al resort adults-only vero e proprio, con un concept per certi versi simile al nostro You & Me alle Maldive”.

Alle Maldive apre il Joy: prima di tre strutture in pipeline. Focus anche sullo Sri Lanka  

Ed è proprio qui che è destinata a sorgere la terza struttura già in pipeline: “Il Joy, un 5 stelle dai tratti lifestyle, aprirà i propri battenti il prossimo 1° settembre sull’atollo di Male Nord. Ma non non è tutto, perché contiamo di aggiungere un quarto albergo alle Maldive entro la fine del 2024. Gli altri due progetti che abbiamo in mente riguardano invece lo Sri Lanka. Si aggiungeranno al nostro boutique hotel da 16 suite (da minimo 120 metri quadrati di superficie) e tre ville con piscina privata da 300 metri quadrati acquisito lo scorso autunno”.

In Italia l’esclusiva è di Azemar ma i resort puntano forte sull’internazionalizzazione

La distribuzione in Italia rimarrà per il momento un’esclusiva Azemar, il to di famiglia, “ma nel futuro mai dire mai”, mentre la politica di commercializzazione continuerà ad avere un approccio globale: “In realtà dalla nostra Penisola arriva circa il 20% della nostra clientela – conclude Azzola -. In alcune strutture gli ospiti tricolori non sono neppure la maggioranza. Al Gold Zanzibar per esempio il primo mercato è rappresentato dai francesi, seguiti dagli spagnoli. Prima erano i viaggiatori provenienti dai Paesi di lingua tedesca (i cosiddetti Dach), che sono convinto presto torneranno a essere il bacino di provenienza principale”. Una strategia, quella dell’internazionalizzazione, pensata per non dipendere da nessun mercato e che “durante la pandemia ci ha consentito di reggere alle difficoltà”.

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