6 December 2023

La parola d’ordine dev’essere: resistere, resistere, resistere.

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Sto ricevendo da parte di alcune associazioni, in modo garbato o meno, molte critiche sul pezzo scritto ieri che aveva un titolo chiaramente provocatorio: Turismo in piazza. Le associazioni perdono terreno?.   Da più parti mi si accusa di essere disinformato, alcuni hanno anche usato addirittura l’espressione “mala fede”, mentre altri, in modo molto garbato (penso a Ezio Biagioli e ad Ernesto Mazzi) mi hanno messo sull’avviso che Fiavet Lazio sta lavorando (e su questo non ho mai avuto dubbi) e che l’associazione è stata a fianco dei manifestanti. Diciamo che so anche questo, dato che ho pubblicato la notizia dell’appoggio di Fiavet Lazio alla manifestazione.

Ma il punto è un altro. Forse non mi sono spiegato bene: le associazioni di categoria rappresentano una parte del settore; se le uniamo tutte sono quasi il 100%. Ma le richieste, proprio perché arrivano da sigle non omogenee, alcune volte anche in disaccordo, non sono coordinate. O se lo sono, lo sono in modo astratto. In questa situazione ecco che spuntano movimenti spontanei. E perché fioriscono? Chi ha fatto anche solo brevi studi di sociologia, sa che questo tipo di movimenti nasce quando non ci si sente rappresentati adeguatamente. Quindi si formano spontaneamente e vanno a richiedere istanze che, a loro parere, non sono state messe all’ordine del giorno.

Che poi le associazioni aiutino questi movimenti, che facciano da cassa di risonanza, che partecipino anche alle manifestazioni, non ha niente a che vedere con l’idea di fondo. Si tratta di masse di lavoratori che non si sentono rappresentati. E su questo non ci sono dubbi. Che poi le associazioni in questo momento stiano lavorando a pieno regime, che stiano facendo il massimo di ciò che è possibile, non c’è dubbio. Ma, proprio perché la situazione è confusa, e le sigle sono davvero troppe, non c’è omogeneità di azione. Tanto è vero che i provvedimenti presi dal governo con il primo decreto sono assolutamente inadeguati a reggere l’onda d’urto che sta travolgendo il turismo italiano. Questo volevo dire, non altro. Se poi qualcuno si è sentito piccato, be’ sono problemi suoi. Non certo miei.

Io dico solo resistere, resistere, resistere. E si resiste meglio se si è uniti (tutti uniti, non solo le sigle di appartenenza a questa o a quest’altra federazione), se si portano istanze univoche, se si parla con una sola voce. Mi dicono che sono un sognatore, una specie di folle. Ma, come diceva Einstein, solo  quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero, gli altri continuano a coltivare l’orto dietro casa. Beati loro.

Giuseppe Aloe

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