24 April 2024

Gli aeroporti europei volano verso il pieno recupero, spinti da traffico leisure e low cost

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La metà degli aeroporti europei ha recuperato i livelli di attività precedenti alla pandemia, ma il ritorno del traffico resta a macchia di leopardo: i grandi scali si si riprendono più lentamente, mentre gli aeroporti dei Paesi vicini all’Ucraina continuano a risentire degli eventi dirompenti della guerra provocata dall’invasione della Russia in Ucraina.

Il primo trimestre 2023, secondo i più recenti dati elaborati da Aci Europe, ha registrato una crescita dei volumi di traffico passeggeri del 49% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il dato è inferiore del -10,6% rispetto ai livelli pre-pandemia (1° trimestre 2019) e a trainare la ripresa è il traffico internazionale (-9% sui livelli 2019), mentre il traffico domestico è in ritardo (-18,5%). In pratica, a fine marzo, il 45% degli aeroporti europei aveva recuperato o superato i volumi precedenti alla pandemia.

I Paesi che beneficiano di una domanda leisure o mista e che sono serviti da vettori low cost di fatto hanno già superato i livelli di traffico pre-Covid: ad esempio, gli aeroporti del Portogallo hanno registrato un aumento del 15,2% rispetto allo stesso periodo del 2019; la Croazia ha registrato una crescita del 12,1% rispetto al 2019 e Cipro ha superato i dati del 2019 dell’8,4%.

Tra i maggiori mercati europei – a parte la sottoperformance degli aeroporti tedeschi – gli aeroporti spagnoli hanno registrato i risultati migliori con un +1,7% rispetto al 1° trimestre 2019, seguiti da quelli italiani (-6,8%), francesi (-11,4%) e britannici (-12,9%). Il Regno Unito sta ancora soffrendo per il lento ritorno del traffico business.

Mentre gli aeroporti dell’Ucraina hanno perso tutto il loro traffico passeggeri da più di un anno, quelli della Russia hanno registrato nel 1° trimestre un aumento del 4,5% rispetto ai volumi precedenti alla pandemia, in quanto la domanda di passeggeri si è spostata verso gli aeroporti nazionali e le destinazioni non appartenenti all’Unione europea e all’Europa occidentale. Ciò ha favorito la performance degli aeroporti di Uzbekistan (+112,5%), Kazakistan (+55,1), Armenia (+37,6%) e Serbia (+26,3%).

Il traffico passeggeri nei primi cinque aeroporti europei pre-pandemia è cresciuto del 52,4% nel 1° trimestre rispetto allo stesso periodo del 2022. Tuttavia, i volumi sono rimasti dell’11,2% al di sotto dei livelli 2019 a causa del minore impiego di capacità dei vettori legacy e della riapertura ancora limitata della Cina. Tra gli attuali primi cinque aeroporti europei, Istanbul (+5,9%) e Madrid (0%) sono gli unici ad aver recuperato i livelli 2019.

Londra Heathrow, sebbene ancora in calo del 5,7% rispetto ai livelli del 2019, si è riconfermato l’aeroporto europeo più trafficato, seguito da Istanbul, Parigi Charles De Gaulle (-13,2%), Madrid e Amsterdam Schiphol (-20,8%).

Gli hub tedeschi – Francoforte (-23,3%) e Monaco di Baviera (-30,1%) – hanno registrato performance nettamente inferiori ai loro omologhi, a causa della penetrazione low cost e degli scioperi.

Nel frattempo, la resilienza della domanda leisure alle pressioni di inflazione e aumento delle tariffe aeree nonché la dipendenza dal traffico low cost hanno fatto sì che molti altri aeroporti di grandi dimensioni e capitali abbiano superato i volumi pre-pandemia: Lisbona (+13,9%), Tel Aviv (+14%), Palma di Maiorca (+2,4%), Atene (+2,3%) e Dublino (+1,9%).

Questi stessi modelli di ripresa e le stesse dinamiche di mercato hanno continuato a trainare alcune grandi basi low cost quali Parigi Beauvais, Francia (+34,3%), Milano Bergamo, Italia (+19,7%) e Charleroi, Belgio (+16%).

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