27 July 2024

Emirates centra il miglior semestre di sempre, con utili in crescita del 138%

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Complice una domanda di viaggio in forte aumento, il gruppo Emirates archivia il suo miglior risultato semestrale di sempre, con un utile netto di 2,7 miliardi di dollari, +138% sul profitto già da record dello stesso periodo dell’esercizio precedente (1,2 miliardi di dollari).

Il gruppo ha inoltre registrato un Ebitda di 5,6 miliardi di dollari (20,6 miliardi di dirham), in sensibile miglioramento rispetto ai 4,2 miliardi di dollari dello stesso periodo dello scorso anno, evidenziandone la forte redditività operativa.

Il fatturato del gruppo è stato di 18,3 miliardi di dollari, +20%: un risultato spinto dalla forte domanda di trasporto aereo in tutto il mondo, che ha seguito una traiettoria in salita da quando le ultime restrizioni pandemiche di viaggio sono state rimosse.

Al 30 settembre scorso la liquidità era pari a 11,6 miliardi di dollari; finora Emirates ha rimborsato 9,2 miliardi di dirham dei suoi prestiti Covid-19. 

“Il gruppo ha superato i record precedenti ottenendo la performance semestrale migliore di sempre – ha dichiarato Ahmed bin Saeed Al Maktoum, presidente e ceo di Emirates Airline e del gruppo -. Il nostro profitto per i primi sei mesi del 2023-24 ha quasi eguagliato il nostro utile record annuale del 2022-23. Questo è un risultato enorme che conferma il talento e l’impegno all’interno dell’organizzazione, la forza del nostro modello di business, e la potenza della visione di Dubai e delle politiche che hanno permesso la creazione di un settore dell’aviazione forte, resiliente e progressivo”.

E le previsioni nel breve termine sono ancora positive: «Per la seconda metà del 2023-24, ci aspettiamo che la domanda passeggeri attraverso le nostre divisioni di business rimanga in buona salute e continueremo a rimanere agili nel modo di distribuire le nostre risorse in questo mercato dinamico. Allo stesso tempo, stiamo tenendo d’occhio i venti contrari come l’aumento dei prezzi del carburante, il rafforzamento del dollaro statunitense, i costi inflazionistici e la geopolitica”.

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