16 June 2025

Gruppo Onorato Armatori, nuovo colpo di scena: chiesto il fallimento di Cin

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Tirrenia Gnv

Nuovo inaspettato colpo di scena nella vicenda del Gruppo Onorato Armatori. La procura di Milano ha infatti chiesto il fallimento di Cin. Eppure, fino a pochi giorni fa, non sembrava quello il fronte caldo della holding dei traghetti.  Pareva infatti ormai spianata la strada per il piano di ristrutturazione delle compagnia, pensato per venire incontro alle richieste dei commissari di Tirrenia in Amministrazione Controllata. E invece, secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, pare che siano stati proprio Beniamino Caravita di Toritto, Gerardo Longobardi e Stefano Ambrosini, commissari della bad-company nata nel 2012 in occasione della privatizzazione della compagnia armatoriale statale, a pronunciare il no decisivo.

Per il via libera all’accordo di ristrutturazione del debito, secondo l’articolo 182 bis della legge fallimentare, serve infatti il consenso dei detentori del 60% dei crediti aziendali. A nove mesi dalla richiesta di concordato in bianco per le principali controllate del Gruppo Onorato, qualcosa non deve quindi aver convinto gli amministratori della bad company. La parola fine sulla vicenda però  non è stata ancora scritta, in quanto la  holding di Cin intende continuare nei suoi tentativi di raggiungere un accordo. Il prossimo appuntamento è ora fissato per il 6 maggio, data in cui il tribunale di Milano dovrebbe pronunciarsi sull’istanza di fallimento.

Il quadro però è piuttosto fosco. Su Cin pesa in particolare un passivo di 200 milioni di euro, a cui si aggiungono debiti scaduti per circa 350-400 milioni, di cui 180 verso la stessa Tirrenia in Amministrazione Controllata. Non bisogna poi dimenticare la vicenda Moby. Che anzi fino a ieri sembrava essere la questione più complicata da risolvere. Per quest’ultima società, il Gruppo Onorato Armatori stava infatti già incontrando grosse difficoltà a trovare un accomodamento con gli hedge fund aderenti al comitato Ad Hoc Group, detentori di gran parte di un bond da 300 milioni di euro, di cui la compagnia non ha pagato le cedole all’inizio dello scorso anno. Più possibilista invece la posizione delle banche creditrici per 260 milioni. Ecco allora l’idea di battere per Moby una strada diversa da quella di Cin con la richiesta di un concordato in continuità, il cui piano prevedrebbe tra le altre cose anche la cessione di quattro navi e della divisione rimorchiatori a servizio del debito.

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