23 December 2025

Prato, il Museo di Palazzo Pretorio si rinnova con percorsi tattili e sensoriali

Un percorso parallelo multisensoriale con contenuti interattivi, opere da toccare e da ascoltare, guide nella lingua dei segni, nuovi device multimediali e introduzione di linguaggi contemporanei, per un Museo sempre più inclusivo e accessibile che promuove la cultura dell’incontro e dell’integrazione con la diversità.

Sono queste alcune delle proposte portate a compimento dal Museo di Palazzo Pretorio di Prato, e che danno l’avvio alla prima parte delle celebrazioni per i 10 anni dalla sua inaugurazione, avvenuta il 12 aprile 2014 dopo un complesso intervento di restauro dell’allora Museo Civico, chiuso da vent’anni e ospitato dal 1912 nel duecentesco Palazzo Pretorio.

«In questi dieci anni il Museo di Palazzo Pretorio non ha mai smesso di saper raccontare la storia e la contemporaneità di Prato. E ancora oggi, con l’impegno di essere un Museo sempre più inclusivo e aperto, è testimone di una Città che, forte della sua identità di città partecipata, ha fatto dei temi dell’integrazione e dell’inclusione i fattori chiave di una governance multilivello – dichiara il Sindaco Matteo Biffoni – Dobbiamo sempre più prendere consapevolezza che la potenzialità e la forza competitiva di Prato sono dovute in parte alla sua capacità di essere una comunità che ha sconfitto i pregiudizi sulla diversità».

Ispirato fin dalla sua riapertura ad una concezione rispettosa dei principi dell’accessibilità e dell’abbattimento delle barriere architettoniche, con una progettualità orientata all’inclusione, il Museo presenta ora nuovi interventi che insistono sulla prospettiva di una visione museologica aperta e sempre più inclusiva, realizzati grazie agli specifici fondi del PNRR dedicati alla rimozione delle barriere fisiche, cognitive e sensoriali dei musei e dei luoghi della cultura pubblici a cui il Museo di Palazzo Pretorio ha avuto accesso grazie ad un progetto di sviluppo e implementazione delle proprie dotazioni tecnologiche e tiflodidattiche, improntato alla sempre maggiore accessibilità e ad una migliore fruizione dell’esperienza di visita.

«Il programma delle Celebrazioni per il decennale si arricchisce con questo progetto che riflette quello che è da sempre l’impegno del Museo: promozione dell’inclusione, abbattimento di tutte le barriere, superamento dell’idea di museo quale contenitore di opere, costruendo nel tempo narrazioni articolate e iniziative condivise per coinvolgere pubblici sempre più ampi alla vita del Pretorio», afferma l’Assessore alla Cultura Simone Mangani.

«Nella consapevolezza che l’arte debba essere vettore di coesione e di integrazione sociale, il Museo di Palazzo Pretorio si mette in gioco e dà così forma a nuovi modi di leggere la bellezza», aggiunge Rita Iacopino, direttrice del Museo di Palazzo Pretorio.

Il nuovo percorso parte dal piano terra con un plastico multimediale interattivo che ricostruisce tridimensionalmente in scala il Palazzo Pretorio e che consente l’esplorazione tattile dell’edificio favorendo la “leggibilità” ai visitatori con ridotte capacità visive. Audio attivabili con un tocco sui punti corrispondenti muniti di sensore permettono di ripercorrere le fasi storiche del Palazzo in un viaggio attraverso alcuni significativi elementi architettonici.

Convinto che l’inclusione sia un valore, il Museo sta lavorando anche al restyling e all’aggiornamento del Sito web e dell’App, con la creazione di nuove sezioni e contenuti, progettati per rendere possibile la navigazione anche da parte di un pubblico con difficoltà sensoriali o cognitive.

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Un Natale che non ostenta, ma invita: ad ascoltare, a condividere, a respirare un’atmosfera che avvicina più che mai alle radici del Paese.\r\nCetinje: la grazia discreta dei mercatini nella capitale storica\r\nCetinje è il luogo in cui tradizione e spiritualità trovano il proprio equilibrio naturale. Nel periodo natalizio, questa piccola città elegante, incastonata ai piedi del Lovćen, sembra un rifugio creato apposta per chi vuole vivere l’inverno con lentezza. Le sue strade storiche si illuminano di decorazioni sobrie, i piccoli mercatini si riempiono di artigiani locali, e le piazze si trasformano in salotti all’aperto dove incontrarsi, ascoltare musica e gustare specialità montenegrine.\r\n\r\nQui il Natale non è spettacolare, ma profondamente autentico. Tutto profuma di tradizione: dal miele e i formaggi di montagna ai dolci preparati secondo ricette antiche. 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È un Natale che accoglie, che invita a vivere la città in un modo diverso, più intimo e sorprendentemente caldo anche in pieno inverno.\r\nLovćen innevato: dove il silenzio diventa spiritualità\r\n\r\n\r\nSopra Cetinje si alza il profilo imponente del Lovćen, montagna simbolo del Montenegro. In inverno, quando la neve ne ricopre i crinali e il cielo assume sfumature perlacee, il parco nazionale si trasforma in uno dei luoghi più poetici del Paese.\r\n\r\nLa strada che sale verso il Mausoleo di Njegoš, con i suoi tornanti e i suoi panorami mozzafiato, diventa un viaggio nella quiete. Qui l’inverno è fatto di silenzi profondi, di aria sottile e di un senso di contemplazione che appartiene solo ai luoghi in cui la natura domina completamente il paesaggio. È un’esperienza che parla di spiritualità anche senza simboli religiosi: basta alzare lo sguardo, osservare il fiato che si condensa nell’aria e lasciarsi avvolgere dalla montagna per capire che la bellezza può essere un atto di fede.\r\nTradizioni che uniscono: il calore di un Paese che accoglie\r\nLe feste in Montenegro sono intrise di riti che raccontano l’essenza del Paese. Uno dei più sentiti è il badnjak, la tradizione della quercia bruciata la sera della vigilia ortodossa, simbolo di prosperità e rinascita. È un momento comunitario, semplice e potente, che riunisce famiglie e vicini attorno alla stessa fiamma.\r\n\r\nMa il calore più grande è quello dell’ospitalità montenegrina: tavole che si imbandiscono, porte che si aprono, sorrisi che arrivano prima delle parole. In questo Paese l’inverno non divide: unisce.\r\n\r\n \r\nPhoto: NTO Montenegro  www.montenegro.travel","post_title":"Natale autentico in Montenegro: mercatini, tradizioni e un’ospitalità che accende la magia dell’inverno","post_date":"2025-12-18T10:00:29+00:00","category":["estero"],"category_name":["Estero"],"post_tag":[]},"sort":[1766052029000]},{"_index":"travelquotidiano","_type":"post","_id":"504197","_score":null,"_source":{"blog_id":1,"post_content":"Sono trascorsi esattamente 20 anni da quando fu trasportato a Milano il ponte di comando del leggendario transatlantico Conte Biancamano, che oggi compie 100 anni ed è esposto nella sezione dedicata ai trasporti del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci. La visita al prestigioso museo milanese è stata promossa nell’ambito della presentazione di Bit2026: ripercorrere la storia del transatlantico e raccontare l’evoluzione del viaggio come scoperta di contenuti, idee ed esperienze, valorizzando persone e territori, diventa una metafora del concept della prossima edizione di Bit, che sarà un grande produttore di contenuti, con un focus sulla persona. \r\n\r\n«Perché al Museo il viaggio non è soltanto spostamento, - afferma Marco Iezzi, curatore dell’area Trasporti - ma un’idea che attraversa epoche, linguaggi e innovazioni. Un filo conduttore che unisce storie, tecnologie e visioni». Iezzi ha raccontato l’ultimo transatlantico italiano costruito all’estero, quel Conte Biancamano commissionato ai cantieri navali scozzesi, i cui interni furono progettati da uno dei più famosi architetti dell’epoca: Antonio Coppedé.\r\n\r\n«Oggi parliammo di turismo, anche se ai tempi del Conte Biancamano non c'era l'industria turistica come la intendiamo oggi. Il viaggio stesso era una forma di turismo: la meraviglia degli ambienti permetteva di trascorrere piacevolmente il tempo. Il gusto è sicuramente cambiato, ma possiamo ancora vivere il fascino del transatlantico». È molto interessante seguire il percorso proposto dalle aree del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia, dove il viaggio assume diverse forme: è un viaggio tecnologico che attraversa le innovazioni del secolo scorso e mostra come abbiano trasformato la nostra quotidianità. Iezzi accompagna il visitatore sulla plancia del Conte Biancamano: un’icona della navigazione italiana. «Nato nel 1925, fu varato nell’aprile successivo e partì il 20 dicembre da Genova per il suo primo viaggio diretto a New York.\r\n\r\nNon era una nave da crociera ma un servizio di linea; un sistema di trasporto che tutte le settimane salpava verso la sua destinazione. Il transatlantico viaggiò per 15 anni verso le Americhe, lungo la tratta Genova-New York. Allo scoppiare della Seconda Guerra Mondiale fu requisito dall’esercito statunitense per il trasporto truppe. Venne restituito al governo italiano nel 1948 e riallestito nei cantieri di Monfalcone nella versione odierna. Anche Giò Ponti lavorò agli arredi. Il Biancamano navigò fino al 1960 e, finita la carriera attiva in mare, venne tagliato in diversi pezzi. Uno di questi, da mille tonnellate, è stato trasportato 20 anni fa a Milano.\r\n\r\nCostruire nel museo un padiglione che lo contesse e sorreggesse non è stato facile. - ricorda Iezzi - Oggi la plancia di comando e la suggestiva sala dal ballo del transatlantico sono musealizzate insieme con il sottomarino Enrico Toti, il primo costruito in Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anche quest’ultimo fu trasportato a Milano 20 anni fa, abbiamo quindi un doppio anniversario nel settore Trasporti del museo. Nel corso degli anni abbiamo raccolto tante testimonianze e ricordi di chi ha viaggiato a bordo del transatlantico; come quella coppia non più giovane che anni fa entrò nel museo, visitò la parte del transatlantico in mostra e poi mi mostrò un foglio ingiallito ripiegato: era un biglietto del Conte Biancamano! Marito e moglie avevano viaggiato a bordo e vollero condividere con me tanti ricordi donandomi infine il prezioso biglietto.\r\n\r\nTra i viaggiatori ci sono stati anche personaggi famosi dell'industria italiana come Luigi Lavazza, che andava in Sud America per interessi commerciali. All'epoca l'aereo non era ancora un mezzo efficace: solo nel 1960 la compagnia aerea nazionale si dotò dei grandi aerei per le trasvolate, avviando il declino del transatlantico». 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