12 October 2024

Perché hanno riaperto le discoteche? I danni arrivano anche al turismo

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L’ipertrofia necessaria dei controlli sta diventando normalità. Non ce ne stupiamo, anzi ci sembra che in questo modo si possa riuscire a contenere la diffusione del covid. A tutto questo, che ripeto è procedimento sano, si affianca un’altra decisione del tutto insana: l’apertura delle discoteche. Chiedo ufficialmente a chi di dovere i motivi ufficiali per cui per fare una crociera bisogna rispettare un protocollo certosino, per entrare negli stadi non ne parliamo, visto che ne discutono da mesi, i teatri ancora chiusi, come i i cinema, mentre in discoteca tutte queste precauzioni non sono state prese in considerazione.

Perché? La lobby del divertimento in disco è più forte di quella delle crociere? Per quale motivo sono state riaperte irresponsabilmente le discoteche? Chi ha firmato il decreto? E se per caso c’era un protocollo da rispettare perché non è stato rispettato. Si avvierà un’indagine su queste irresponsabili mancanze? L’apertura delle discoteche che ha avuto come risultato la moltiplicazione dei casi di  covid, sta mettendo a serio rischio la ripresa del turismo, un settore già in ginocchio. Bisogna andare fino in fondo a questa faccenda. Chi ha sbagliato, questa volta deve pagare.

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Ma mai come oggi consapevolezza e attenzione alla qualità sono state così diffuse: «Viene controllata molto la provenienza e la certificazione: si richiede sempre più spesso che provenga da coltivazioni controllate o biologiche», spiega Giulio Picchi.\r\n\r\nMa c’è anche sempre più attenzione nel proporre varianti creative per soluzioni gluten free o vegetariane e vegane, al di là e oltre la classica pasta al pomodoro. «Anche da parte nostra – prosegue il ceo del gruppo Cibrèo, da 35 anni protagonista del mondo f&b fiorentino tra tradizione e innovazione, catering, eventi e formazione -. Noi ne siamo particolarmente felici, perché abbiamo sempre sostenuto che molte delle ricette toscane tra le più gustose siano naturalmente vegetariane. I nostri locali ne sono pieni ed è un piacere vedere l’apprezzamento del pubblico su proposte attente alle esigenze di tutti: intolleranti, allergici o che semplicemente manifestano delle preferenze».\r\n\r\nAccanto a questo trend, si affianca anche la richiesta di formulazioni food più elastiche e plasmabili su soluzioni che vedono protagonisti pure il beverage. «Con cocktail classici, per esempio, mixology d’autore o wine pairing più sofisticati, che possano abbinarsi a un cibo con più varietà ma in quantità più ridotte, per creare esperienze fortemente sensoriali capaci di andare oltre il pranzo o la cena di quattro/cinque portate».\r\n\r\nA fronte di tale evoluzione, sta cambiando ed è cambiato anche il profilo e il ruolo dello chef: «Non si può più essere semplicemente un cuoco – conferma Picchi -. Altrimenti sarebbe impossibile trasformare il proprio cibo in idee e messaggi per il mondo. Attraverso le proprie creazioni uno chef, che è uomo e cittadino del mondo, può infatti essere il veicolo di un messaggio fondamentale e necessario per l’alimentazione di domani; uno chef deve essere anche un ambasciatore della biodiversità, della tutela dell’ambiente e della protezione della cultura, dove risiedono la tradizione e la storia. Non solo: uno chef di domani dovrà sempre tenere presente le più importanti tematiche dei giorni di oggi: cambiamento climatico, sprechi, risparmio delle risorse, in modo da consegnare un suo messaggio di cultura dietro ogni piatto e ogni idea».\r\n\r\nIl Cibrèo in pillole\r\n\r\nLa storia di Cibrèo inizia nel 1979, quando il giovane chef fiorentino Fabio Picchi apre il Cibrèo ristorante e l’attigua trattoria nel quartiere di Sant’Ambrogio a Firenze, dando loro il nome di un piatto antico della cucina locale. La sua proposta culinaria è in controtendenza ma si rivela presto profetica per l’uso ecologicamente etico delle materie prime. È allora che nasce l’idea di una cucina quanto più possibile a filiera corta, sempre al passo con le stagioni, che non rinuncia mai al suo valore culturale ed estetico.\r\n\r\nNel corso degli anni si sono poi aggiunti nuovi concept al portfolio iniziale, facendo sì che nel tempo il marchio diventasse conosciuto in tutto il mondo: al Cibrèo Caffè nel 1989 segue nel 2003 il Teatro del Sale: una formula a tutt’oggi unica, un circo-lo che unisce cultura e buon cibo, spettacolo teatrale e convivialità. Nel 2017 è la volta di Ciblèo, format che fonde la tradizione orientale alle materie prime toscane. 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