11 September 2024

Dal Canada alla Sardegna: piccola storia a lieto fine di una odissea di viaggio vista dall’adv

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Francesca Cocco, Planet Earth, Quartu S.Elena (Cagliari)

Spesso il lavoro di agente di viaggio diventa, più che una consulenza, un’attività di “problem solving”: ne abbiamo parlato con Francesca Cocco, agente di Quartu S.Elena, Cagliari, (agenzia Planet Earth) che subito si è imbattuta in un problema legato a interpretazioni legislative, misunderstanding fra enti, mancati aggiornamenti dei siti relativi.
«Il giorno 29 giugno dopo la conferma dell’apertura delle frontiere per 14 stati extraeuropei, tra cui il Canada ho emesso, sulla base di questa disposizione tre biglietti con Air Canada da Toronto a Fiumicino, poi Alghero, per queste miei clienti che ogni anno vengono in Sardegna a Stintino per trascorrere 3 mesi di
vacanza».
Procedura normale, in tempi di incertezza e confusione, sarebbe chiamare la compagnia, come fa puntualmente, dopo 30 anni di esperienza nel travel (business e leisure) Francesca…

«Chiamo Air Canada e mi dicono che si il volo è confermato e tutto è a posto – spiega Cocco – pnr, time limit, note, nomi, dati …premetto che per mia fortuna proprio il 30 giugno una collega molto solerte aveva mandato su una chat di agenti di viaggio sardi il testo del Dpcm (giustamente in italiano ) aggiornato con i vari stati autorizzati, fedele a quel sentimento di condivisione che si è fatto strada dopo il l’esperienza covid. Poi, ieri notte (giorno della partenza 2 luglio da Toronto, arriva l’immancabile sorpresa: ricevo una prima telefonata dallo sponsor che mi chiede cortesemente di contattare la Signora in partenza perchè c’è qualcosa che non va e non la vogliono far partire. Chiamo la Signora al suo cellulare canadese e scopro che l’aeroporto di Toronto pretendeva che IATA mandasse una mail… un messaggio sui sistemi per chiarire quali stati potevano viaggiare senza problemi!!!!
Allora, mi faccio dare un numero di whatsapp di un cittadino canadese (calabrese con residenza in Italia ma passaporto canadese che aveva chiamato l’Ambasciata italiana la mattina e gli avevano assicurato che non avrebbe avuto problemi visto che dal 1 luglio le frontiere sarebbero state aperte…) persona nella stessa condizione della mia cliente».
Inizia così un estenuante ping pong fra Francesca e il Canada: prima manda il Dpcm aggionato al 30 giugno con la specifica Canada; partono le “trattative” durate fino alle 00.43 italiane, ma dall’altra parte non vogliono saperne, adducendo la scusa che “in quel foglio” (il Dpcm non c’erano indicati i nomi dei passeggeri), insomma roba da uscire pazzi!
«Non mi perdo d’animo, e chiamo l’ambasciata Italiana in Canada – prosegue Francesca –  ma chiude alle 13.00(!) Per fortuna hanno un numero di emergenza: attivo dalle ore 16.00 canadesi (quindi già attivo) ma, giustamente, si attiva una segreteria telefonica… “lasciate un messaggio”… alla faccia del numero di emergenza!
Allora richiamo la Signora e mi dice che per stanno traducendo il Dpcm in inglese (con Google translate) e che le hanno già detto che dovrà trovare una soluzione alternativa. Insisto dicendole che dovevano chiamare la polizia di frontiera di Fiumicino, del resto è un volo diretto in italia».
C’era una coppia… lei italiana lui canadese che avevano una specie di visto/autorizzazione perchè probabilmente la Signora aveva fatto il biglietto prima del “liberi tutti ” e non voleva rischiare, quindi essendo sposati si rea fatta rilasciare questa autorizzazione (emessa da chi non si è capito).
«Alla fine dopo ore al telefono con oltreoceano, mail e ricerche – precisa Francesca – la signora ha ottenuto le carte di imbarco, ma non si è capito perché e per come. Non voglio fare la vittima, ma è veramente assurdo che ci sia questo scaricabarile nei cieli a danno dei passeggeri e di coloro che fungono da intermediari».
Tutto è bene ciò che finisce bene, ma ci paiono molte le complicazioni, dettate dallo scaricarsi di responsabilità, tanto che Air Canada ha poi fatto sapere a Fancesca Cocco, che Iata avrebbe dovuto inserire nel sistema un codice di “sblocco” dell’aeroporto poiché se fossero partiti senza, i passeggeri, la responsabilità sarebbe ricaduta sullo scalo di Toronto. Nulla di intenzionale, ma la confusione, regna sovrana.

«Insomma cerchiamo di complicarci la vita, siccome è così facile – conclude Francesca – e soprattutto nel nostro mestiere, sempre più agevole!».

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