27 July 2024

Falkensteiner: oltre agli hotel anche serviced apartments e glamping

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Da sinistra Elena David, Erich Falkensteiner e Otmar Michaeler

E’ un progetto di sviluppo a 360 gradi quello presentato la settimana scorsa a Milano dal gruppo Falkensteiner. La compagnia mira a proporsi quale punto di riferimento per il turismo leisure in Europa, con un’offerta di servizi completi che spazia dalla gestione allo sviluppo, alla consulenza, nei settori degli hotel, dei serviced apartments e persino del glamping. Il tutto declinato sempre più verso l’alto, tramite un processo di riposizionamento nei segmenti upper upscale e luxury che prevede anche l’affiliazione di tutti i 5 stelle nella collezione Leading Hotels of the World. “Per ora ne abbiamo uno, l’austriaco Schlosshotel Velden, ma ci siamo incontrati proprio in questi giorni con gli uffici Lhw per trovare un accordo di partnership più ampio”, ha spiegato all’incontro milanese il co-proprietario e ceo del gruppo Falkensteiner Michaeler Tourism Group (Fmtg), Otmar Michaeler.

Focus sull’Italia

Proprio l’Italia è peraltro al centro dei piani di sviluppo della compagnia, tanto da aver coinvolto anche come consulente sviluppo una professionista dalla grande esperienza quale Elena David. Il gruppo attualmente opera 31 strutture, incluse nove nel nostro Paese, 11 in Austria e sette in Croazia, nonché molti altri in arrivo. “La maggior parte dei nostri investimenti sarà diretta nei prossimi cinque anni proprio verso la Penisola – ha sottolineato il presidente e co-titolare di Fmtg, Erich Falkensteiner -. Fino a poco tempo fa in Italia i costi erano spesso proibitivi ma ora la situazione è cambiata, soprattutto lato leisure, con gli investitori istituzionali che sono più propensi a impegnarsi in progetti in stile resort. E’ una grande occasione, perché si tratta di un Paese unico al mondo”.

I piani della compagnia prevedono in particolare l’utilizzo di una leva finanziaria solitamente attorno 40%-60% del capitale necessario. E tra le modalità di finanziamento il gruppo utilizza anche un modello innovativo come il crowdfunding. Lanciato già con buon successo in Austria e Germania, prevede l’emissione di un debito mezzanino in cambio di un interesse attorno al 4% sul capitale e a sconti e agevolazione per i soggiorni nelle strutture Falkensteiner. “L’idea è ora quella di portarlo anche in Italia a partire dal prossimo autunno“, ha aggiunto il presidente della compagnia.

Lo sviluppo? Un terzo hotel, un terzo serviced apartments e un terzo camping

Le direttrice di espansione sono peraltro molteplici: un terzo hotel, un terzo serviced apartments e un terzo camping, ha raccontato Michaeler, ma naturalmente “molto dipenderà anche dalle opportunità che si presenteranno. Solo l’anno scorso abbiamo comunque venduto appartamenti per 30 milioni di euro, mentre il crowdfunding ha raggiunto quota 10 milioni”. Il focus sul camping è invece relativamente nuovo, ma si basa su un’analisi di mercato che registra il crescente interesse da parte delle generazioni più giovani del segmento upscale – luxury verso le forme del turismo open-air. “Solo che oggi manca l’offerta dedicata – ha osservato sempre Michaeler -. Il nostro obiettivo è allora quello di creare una catena di camping dotata di servizi adeguati al nostro target. Un progetto pilota è già partito in Croazia. A questo ne seguiranno presto altri due sempre nel paese Balcanico e altrettanti in Austria. Ora stiamo valutando Germania e naturalmente Italia”.

La compagnia ha chiuso il 2021 con un fatturato di 140 milioni di euro: un buon risultato tenendo conto delle difficoltà e dei periodi di chiusura. Per quest’anno a budget ci sono 220 milioni. Anche se le sfide non mancano. “A noi però non spaventano – ha concluso Erich Falkensteiner – Molti temono di faticare a trovare il personale. Certo, la pandemia ha allontanato il 10%-15% dei collaboratori tradizionali del settore. Ma il nostro 5 stelle di Jesolo ha appena aperto con lo staff a ranghi pieni, così come pronti alla ripartenza sono anche i nostri resort in Calabria e in Sardegna. E’ vero che quest’inverno in Alto Adige alcuni hotel sono rimasti chiusi per carenza di personale. Generalmente tuttavia si è trattato di alberghi che in zona sono sempre stai noti per la scarsa attenzione nei confronti dei propri collaboratori. Discorso diverso invece per la questione inflazione. Presto per dire che impatto avrà. Noi stiamo monitorando la situazione. Vediamo come si mette”.

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