25 March 2025

Napoli: è scontro fra aeroporto e comune. Lo scalo “non è percepito come asset strategico”

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“Come accade in altre città, che considerano il loro aeroporto come un decisivo asset per lo sviluppo, ci piacerebbe farlo in sinergia ed a supporto delle scelte dell’amministrazione comunale.  Ma per adesso, a Napoli, non è così. L’aeroporto sembra essere un problema.  Evidentemente se ne sottovaluta il peso in termini di occupazione, di sviluppo tumultuoso del turismo, di generale impulso all’economia della città. Dispiace e preoccupa che in Consiglio Comunale nessuno abbia ricordato questi dati lasciando la scena a chi cerca, ad ogni costo, facile visibilità”.

E’ solo un breve paragrafo della lunga nota firmata dalla Gesac, società di gestione dell’Aeroporto internazionale di Napoli Capodichino, a seguito delle parole dell’assessore all’Ambiente del Comune partenopeo, Paolo Mancuso che, nel corso della recente seduta del Consiglio comunale di Napoli di due giorni fa, ha parlato di «problema serio di inquinamento acustico e atmosferico per la prossimità a volte imbarazzante che hanno le rotte degli aerei rispetto all’abitato cittadino».

In una sede istituzionale come il Consiglio Comunale di Napoli, riprende la nota, “non si possono fare affermazioni del tutto infondate ed inutilmente allarmistiche: su quali basi si fonda la previsione che Capodichino “arriverà a 30 milioni di passeggeri”? Napoli ha raggiunto gli 11 milioni di passeggeri nel 2019, anno record per lo scalo e non può crescere ulteriormente. Responsabilmente, Gesac ha investito sull’aeroporto di Salerno con una doppia finalità: decongestionare Capodichino ed accogliere adeguatamente i flussi di passeggeri previsti in un’area a forte vocazione turistica, grazie ad una gestione integrata e complementare dei due scali. Il nostro Piano industriale prevede che nel 2030 gli aeroporti di Napoli e Salerno avranno 17 milioni di passeggeri, un numero ben lontano dai 30 milioni stimati per il solo scalo di Napoli”.

 

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Un nuovo approccio del viaggiatore italiano nei confronti della destinazione e una nuova platea di viaggiatori che prima non prendeva in considerazione la Norvegia, si traduce in numeri in crescita.\r\n\r\nL’Italia oggi rappresenta il 3% degli arrivi totali: «Stiamo realizzando i nostri obiettivi di sviluppo per una Norvegia tutto l’anno e in tutto il Paese – afferma Marco Bertolini, travel trade manager Italy Visit Norway (nella foto) -. Sono infatti esplose alcune zone prima sconosciute al viaggiatore italiano». Il trend di crescita risulta omogeneo lungo tutto l'arco dell'anno. E la sostenibilità, realtà concreta nella destinazione, si conferma un elemento chiave per la creazione di molti prodotti.\r\n\r\n«La Norvegia non è sicuramente una meta low cost ma la flessione della corona norvegese ha favorito il cambio con l’euro. E l’effervescenza del mercato italiano viene percepita dal trade norvegese come molto promettente, dalle buone potenzialità». 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Aeroitalia ripropone i collegamenti per Olbia e Lamezia Terme, attivi dal 14 giugno con due frequenze settimanali.\r\n \r\nRyanair si conferma il vettore principale a Perugia, con dieci destinazioni e un rafforzamento delle tratte più richieste: Londra Stansted sarà servita con un volo giornaliero, Catania salirà a cinque collegamenti settimanali, Cagliari a tre e Palermo fino a sette. Riconfermate anche le tratte per Barcellona, Bruxelles, Bucarest, Cracovia, Malta e Brindisi, quest’ultima attiva dal 3 giugno con due voli settimanali.\r\nSul fronte internazionale, British Airways conferma il collegamento con Londra Heathrow a partire dal 3 maggio, con quattro frequenze settimanali; Transavia opererà la rotta per Rotterdam dal 19 aprile, mentre Wizz Air manterrà i voli giornalieri per Tirana.\r\n\r\n«L’Umbria deve investire nelle infrastrutture per superare il suo isolamento geografico e attrarre nuovi flussi turistici. 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