22 December 2025

Alitalia al palo tra ritorno dello Stato o nuovi soci

Alitalia

Alitalia resta al palo. In attesa del consiglio di amministrazione che dovrebbe riunirsi in questo mese di dicembre per l’approvazione formale del nuovo piano industriale nei suoi dettagli, le prime indiscrezioni fornite dai quotidiani lasciano spazio ad una situazione non certo rosea per la compagnia. Secondo quanto pubblicato da Repubblica, tornerebbe d’attualità il ruolo dello Stato, «un salvagente dal nome Cdp, o in seconda battuta, Ferrovie. Di certo c’è un’emergenza finanziaria su cui sono già intervenute le banche creditrici. Nel frattempo si lavora ai risparmi: taglio di rotte nazionali, riduzione netta dello stipendio dei piloti e sono a rischio circa 1.400 dipendenti». Alitalia, a dispetto dell’intervento di Etihad Airways, non è riuscita a svoltare. Il nuovo piano industriale, quello di cui sono state esaminate le linee guida nel cda del 2 dicembre, tenta di porre un freno ad una crisi senza fine. «Il pareggio o mini-utile operativo su cui si scommetteva per il 2017 è fuori portata e arriverà (forse) nel 2020 – scrive sempre Repubblica -. Etihad, socio di minoranza (in linea con la normative dell’Ue) con il 49%, non può immettere direttamente altre risorse nel motore di Alitalia, pena la perdita dei diritti di volo concessi alle compagnie europee. Infatti se Etihad salisse oltre questa quota, Alitalia diventerebbe a tutti gli effetti un vettore del Golfo Persico». L’idea sarebbe quindi quella di «mettere in campo ancora una volta l’asso pigliatutto nelle mani del Tesoro, ovvero la Cassa depositi e prestiti (tenendo presente il vincolo di non investire in aziende in perdita). Oppure Ferrovie, strada però non compatibile con la quotazione delle Frecce in Borsa in programma per il 2017». La “ristatalizzazione” di Alitalia è un’ipotesi sul tavolo anche solo per darle il tempo di trovare un nuovo socio stabile, come nel caso di Lufthansa, soluzione ventilata da Etihad negli ultimi mesi. Il piano alternativo «è quello lacrime e sangue già messo in scena in Germania con Air Berlin e su cui manager Etihad e soci italiani sono in forte contrasto in queste ore: 300 impiegati in cassa integrazione, 1.100 esternalizzati ad altre aziende, 15 aerei di corto raggio messi a terra, taglio dei contratti dei piloti e assistenti di volo, affidamento di collegamenti nazionali (sempre meno dal 2017) a Alitalia Cityliner che offre contratti allineati con le low cost. Alitalia si spaccherebbe in due: una votata ai voli “di pregio” internazionali e di lungo raggio e l’altra impegnata in una lotta estenuante con Ryanair ed easyJet, nel ruolo inevitabile di preda».

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