16 marzo 2016 10:36
Lufthansa fa causa a Sabre dopo che quest’ultimo aveva accusato la compagnia aerea di aver violato il contratto con l’imposizione di una fee per le prenotazioni via gds. La violazione consisterebbe nel fatto che la Distribution cost charge (Dcc) di 16 euro viene applicata alle prenotazioni su tutti i gds ma non su quelle effettuate attraverso i canali di distribuzione di Lufthansa, che secondo Sabre sarebbero comunque assimilabili ai gds. «Sabre sostiene che i due canali di distribuzione del Gruppo Lufthansa – Direct Connection e il portale internet Agent.com – dovrebbero essere considerati gds e come tali dovrebbero essere soggetti alla fee». Inoltre Sabre afferma che «il Gruppo Lufthansa sta imponendo un carico improprio agli iscritti Sabre, benché la tassa venga pagata dai passeggeri, non dagli iscritti». Lufthansa da parte sua definisce la distribuzione via gds come «restrittiva per le compagnie aeree, in quanto impedisce il direct marketing e la comunicazione tra i vettori e i rispettivi clienti e non supporta in modo dinamico e adattabile alle esigenze del cliente il prodotto offerto». Inoltre la compagnia tedesca sostiene che i gds caricano «fee di prenotazione significative». Lufthansa dice infatti di pagare «ogni anno centinaia di milioni di dollari in booking fee ai gds, Sabre incluso». Nel frattempo la compagnia tedesca ribadisce di continuare a lavorare con i gds e di essere costantemente «in contatto con Sabre» riguardo a soluzioni tecnologiche per visualizzare i prodotti. Oltre ad essere «fiduciosa che il tribunale confermerà la tesi del Gruppo Lufthansa consentendo allo stesso di continuare a servire al meglio i propri clienti e di riuscire a in futuro a stabilire migliori rapporti con Sabre». Jens Bischof, chief commercial officer e vice-president sales di Lufthansa afferma che «Non c’è stata alcuna diminuzione delle prenotazioni. I nostri load factor sono a livelli record».
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Lo slancio ha subito un rallentamento a settembre, quando la spesa dei visitatori non è riuscita a tenere il passo con l'aumento degli arrivi. Le entrate mensili sono diminuite del 3,6% a 3,4 miliardi di euro, nonostante un aumento simile del numero di visitatori. La Banca di Grecia ha evidenziato il principale punto di pressione: la spesa media per viaggio è diminuita del 7,8% rispetto a settembre 2024, segnalando un comportamento di viaggio più attento ai costi.
I mercati dell'Eurozona hanno registrato il calo più netto. Le entrate dell'Unione europea per il mese sono diminuite del 10,2% a 1,8 miliardi di euro, con la Germania che ha registrato un calo significativo del 28,3% a 477,5 milioni di euro. Francia e Italia hanno garantito un certo sollievo, registrando aumenti rispettivamente del 20% (168,7 milioni di euro) e del +42,5% (212,5 milioni di euro). Anche il Regno Unito ha registrato un settembre positivo, con un aumento delle entrate del 27,4% a 612,7 milioni di euro. Al contrario, la spesa degli Stati Uniti è diminuita del 19,5% a 224,9 milioni di euro.
Nel corso dei nove mesi, i visitatori provenienti dall'Ue hanno generato 10,9 miliardi di euro (con un aumento del 5,6%), mentre i mercati extra-Ue hanno contribuito con 8,1 miliardi di euro, registrando un aumento del 12,7%. Gli arrivi da paesi extra Ue sono cresciuti del 9,3% raggiungendo i 12,7 milioni. La Germania è rimasta il principale mercato di provenienza della Grecia (4,8 milioni di arrivi), seguita dal Regno Unito (4 milioni) e dagli Stati Uniti (1,2 milioni).
Obiettivi per fine 2025
In prospettiva, la Grecia punta a raggiungere un fatturato turistico di 23,5 miliardi di euro nel 2025, sfruttando il forte slancio post-pandemia e concentrandosi su una crescita più redditizia e distribuita su tutto l'arco dell'anno: la previsione è quella del ministro del Turismo, Olga Kefalogianni (nella foto) che ha spiegato come il Paese ellenico stia compiendo progressi costanti verso l'obiettivo di diventare una destinazione turistica per tutti i dodici mesi dell'anno, in particolare nei centri cittadini quali Atene e Salonicco.
Kefalogianni ha citato i buoni risultati ottenuti nella stagione intermedia, osservando che ottobre 2025 potrebbe rivelarsi uno dei migliori mai registrati. La strategia turistica conferma infine un'attenzione prioritaria allo sviluppo qualitativo, bilanciando la crescita con la protezione dell'ambiente e i benefici per le comunità locali.
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Un'operazione da 110,5 milioni di dollari ha permesso a Ihg di acquisire Ruby Hotels che diventa in questo modo il ventesimo brand del gruppo britannico. Fondato nel 2013 dal ceo Michael Struck, il marchio tedesco è dedicato a un'offerta urban lifestyle per i viaggiatori contemporanei, definita anche con l'espressione lean luxury. Attualmente include 20 proprietà per un totale di 3.483 camere e altre dieci in pipeline per ulteriori 2.235 stanze. Nove hotel si trovano in Germania, tre nel Regno Unito, altrettanti in Austria, due in Svizzera e uno ciascuno in Italia (a Firenze), in Irlanda e in Olanda. Tra le destinazioni protagoniste delle prossime aperture c'è anche Roma, oltre a Edimburgo, Marsiglia e Stoccolma.
L'obiettivo dichiarato di Ihg è ora quello di espandere l'offerta Ruby fino a superare i 120 alberghi nei prossimi dieci anni e a oltrepassare quota 250 in due decadi a livello globale. Il marchio ha dimostrato di essere adatto sia per progetti greenfield, sia per operazioni di riconversione. Negli ultimi cinque anni il tasso di crescita composto (cagr) dell'offerta Ruby è stato del 26%. Ihg prevede di iniziare l'integrazione delle attuali 20 strutture del brand tedesco nei propri sistemi già a partire da quest'anno, per concludere l'operazione entro il 31 marzo del 2026. L'incorporazione delle strutture Ruby permetterà a Ihg di far crescere il proprio portfolio dello 0,3%.
L’accordo, recita una nota aggiuntiva della compagnia tedesca, prevede in particolare solo l’acquisizione del marchio da parte di Ihg, che ne svilupperà il business in franchising. Ruby Group continuerà invece a concentrarsi sul suo attuale modello di crescita basato sulla locazione, in qualità di operatore alberghiero. La società di Struck manterrà la propria indipendenza, senza alcun cambiamento a livello azionario.
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“L’isola deve riconoscere tantissimo alla nazione italiana e agli italiani” afferma Leonardo Metastasio, tourism promotion manager di Formentera. L’Italia continua ad essere la seconda Nazione a visitare l’isola dopo la Spagna, rappresentando il 24,23% dei visitatori totali.
Gli italiani si mostrano sempre più interessati al fuori stagione e a una Formentera che vada oltre il mare di luglio e agosto. Tra gli eventi ad hoc per destagionalizzare la destinazione e portare il turismo a 8 mesi, la “Night Run” di 15km del 5 ottobre si è appena conclusa con una presenza del 12% di italiani su 1500 iscritti. L’astroturismo è un’altra delle attività che è possibile fare tutto l’anno e che incontra l’interesse di molti italiani. Prevista a fine mese la formazione di 45 guide specializzate sull’astroturismo a Formentera.
L’isola continua a puntare sulla sostenibilità. Formentera.eco è la piattaforma adibita alla promozione della tutela dell’ambiente attraverso la regolamentazione del flusso dei veicoli esterni all’isola che ne limita l’accesso da giugno a settembre. Attraverso la presentazione della documentazione richiesta, se il limite di macchine non è stato superato, si può accedere e circolare nell’isola con il pagamento di una tassa giornaliera. La novità di quest’estate è stata rappresentata dall’ulteriore limitazione del numero di veicoli autorizzati a circolare, con una conseguente diminuzione dei permessi rilasciati.
Da maggio a settembre 2024 Formentera ha accolto 476.270 visitatori, tra turisti ed escursionisti, registrando una decrescita dell'8% rispetto ai 517.914 dello stesso periodo del 2023. A calare sono stati soprattutto gli escursionisti, diminuiti del 14,83%. In aumento del 4,11%, invece, il numero di turisti che hanno pernottato sull'isola: circa 6.200 in più rispetto all’anno precedente. Nonostante agosto abbia visto una leggera flessione dello 0,5%, nel 2024 si è registrato un giorno e mezzo in più rispetto al 2023, portando la permanenza media a circa quattro giorni.
Di Elisa Biagioli
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