10 aprile 2019 10:09

«In Italia le crociere sono nuovamente in forte crescita. Lo indicano le previsioni del 2019, con un +7,13% in termini di passeggeri movimentati. Ma lo indicano, anche e soprattutto, le previsioni 2020, con un ulteriore +7,88%. Ritengo che un risultato così positivo vada ricondotto principalmente alle nuove unità che stanno entrando a far parte di tutte le più importanti flotte da crociera». E’ il commento del presidente di Cemar Agency Network di Genova, Sergio Senesi, ai dati presentati in occasione del Seatrade Cruise Global in corso a Miami.
Il network ligure prevede che, al termine del 2019, saranno ben 11 milioni 911 mila i passeggeri movimentati nei porti italiani (+7,13% rispetto al 2018). Le toccate saliranno invece a 4.860 unità, mentre saranno 149 le navi in transito nelle acque tricolori in rappresentanza di 46 compagnie di navigazione. Fortemente positive sono anche le primissime valutazioni per il 2020. Le proiezioni indicano infatti un’ulteriore importante crescita del settore, che consentirà di sfiorare i 13 milioni di passeggeri movimentati (+7,88% rispetto al 2019).
Nel 2019 saranno in particolare 70 i porti italiani coinvolti nel traffico crocieristico. Proseguirà il primato di Civitavecchia, con 2 milioni 567 mila passeggeri movimentati (+5,13% rispetto al 2018). Seguiranno Venezia con 1 milione 544 mila (-1,06%) e al terzo posto Genova con 1 milione 343 mila (+32,79%). Sarà quindi la volta di Napoli con 1 milione 187 mila (+20,35%) e Livorno con 812 mila (+3,29%). La classifica dei primi dieci porti italiani si chiuderà quindi con Savona, Bari, La Spezia, Palermo e Messina.
Tra le compagnie che nel 2019 movimenteranno il maggior numero di passeggeri nei porti italiani, il podio è quindi occupato da Msc Crociere (3 milioni 622 mila pax), Costa Crociere (2 milioni 725 mila pax) e Norwegian Cruise Line (863 mila pax).
«Le previsioni positive per il biennio 2019-2020 – ha concluso Senesi – non ci devono indurre ad abbassare la guardia. L’Italia è infatti la prima destinazione crocieristica del Mediterraneo e, grazie alle prossime navi in consegna durante questo biennio, unità sempre più green, ci sarà ulteriore spazio di crescita. Resta però sempre l’incognita Venezia, che a oggi non è stata risolta e che crea forti dubbi sulle future programmazioni per l’intero Mar Adriatico».
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La diffusione di piattaforme come Airbnb, infatti, ha reso più facile per i proprietari di immobili entrare nel mercato dell'affitto breve, e un maggiore numero di persone vede nelle locazioni turistiche un'opportunità di reddito aggiuntivo: sul solo AirBnB, ad agosto, sono in offerta oltre 700mila sistemazioni, di cui l’85% circa appartamenti riconvertiti all’ospitalità turistica, per la maggior parte gestiti direttamente dal proprietario. A stimarlo è Confesercenti, sulla base dei dati camerali e dell’analisi dei principali portali di locazione turistica.
Il fenomeno è particolarmente forte nelle grandi città: nei comuni con oltre 250mila abitanti le imprese della ricettività diffusa passano in dieci anni da 2.823 ad 8.579, con un incremento del 204%. Di poco inferiore quello registrato dai comuni tra 50 e 250mila residenti (+196%) e dalle località intermedie (+182% per i comuni tra 15 e 50mila abitanti). L’ondata del turismo diffuso non risparmia neanche piccoli e piccolissimi: case vacanze, affitti brevi e B&B crescono anche nelle località con una popolazione compresa tra 5 e 15mila abitanti (+136%) e nei micro-comuni con meno di 5mila residenti (+80%).
Desertificazione
“Complessivamente, una tripla metamorfosi per i nostri centri urbani: gli appartamenti diventano attività ricettive, i negozi ed i servizi essenziali spariscono e il commercio si dematerializza”, è il commento di Confesercenti.
“Un fenomeno che va monitorato con attenzione: la deregolamentazione di fatto in cui si è sviluppato il mercato degli affitti brevi in Italia ha già portato a gravi squilibri, favorendo le non-imprese e svuotando molte località di residenti e sostituendole con turisti. Un processo che contribuisce a rendere meno sostenibili le imprese del commercio di vicinato, già in difficoltà per la concorrenza delle grandi catene e delle piattaforme di eCommerce, che grazie alla loro struttura multinazionale pagano in proporzione meno tasse.
"Così si rischia di trasformare non solo le nostre località turistiche e i centri storici delle città d’arte in gusci vuoti, privi di servizi per chi vi abita tutto l'anno, ma di desertificare anche le località minori. Località dove sta diventando difficile persino trovare ATM e Bancomat attivi per ritirare denaro”.
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